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sabato 22 gennaio 2011

Cineforum, 499

Siccome è in giro il n. 499 di Cineforum, e siccome non ho tempo per scrivere le solite menate, copioincollo la mia lunga recensione di Post mortem che questo mese apre la rivista. Per chi volesse, però, da leggere su carta è molto meglio. E soprattutto, si recuperi il film, che è una delle cose migliori del 2010, guarda caso assente da tutte le classifiche lette nelle scorse settimane. Buona lettura.

Anche nel suo secondo film Pablo Larraín non ha saputo resistere alla forza che lo trascina verso il centro della sua ispirazione e che rappresenta il centro stesso della storia cilena. Post mortem nasce dalla medesima ossessione che faceva di Tony Manero uno psicodramma tragico e grottesco e che ancorava l’identità del Cile contemporaneo alla realtà ineludibile della dittatura militare. Riprende perciò gli anni ’70, affronta nuovamente il colpo di stato di Pinochet e il conseguente clima di paura e di morte per le strade di Santiago, ma non sceglie una metafora che faccia da schermo e da filtro per l’interpretazione, bensì va dritto al cuore del trauma, agli eventi del settembre 1973 che portarono al rovesciamento del governo socialista regolarmente eletto e all’insediamento di una giunta militare tramite colpo di stato e uccisione del presidente in carica Salvator Allende.

sabato 13 novembre 2010

iTunes di provincia

Nella sua rubrica Dekoder, Dipollina ha parlato ieri della Apple Tv e della possibilità di noleggiare film su iTunes. "Un giorno o l’altro", ha scritto, "sarebbe il caso di creare un mercato vero, mettendo a disposizione tutti quei film che escono al cinema solo nelle grandi città e poi spariscono, che in provincia non arrivano e in tv nemmeno o quasi, compresa la produzione italiana indipendente. Quello sarà un bel giorno". Già, sarebbe proprio un bel giorno: peccato però che non arriverà mai, perché le persone che avrebbero soldi e interessi per allestire un servizio del genere, sono gli stessi che hanno soldi e interessi per produrre film con budget milionari e se ne fottono della produzione indipendente o dell'elevazione culturale del pubblico di provincia e di quello televisivo (che poi, forse, sono la stessa cosa). Lo si diceva anche dieci anni fa, quando cominciarono ad arrivare le multisale: sarà un risorsa per il cinema, dicevano gli esercenti in malafede, ci saranno più sale e dunque più proposta. Sto cazzo, cari esercenti in malafede. In una provincia come la mia, nelle multisale che costeggiano i campi piatti e le strade diritte, non passa più nulla, solo robaccia americana o, peggio, italiana: di tutti i film di cui ho parlato ultimamente - Post mortem, Uomini di dio, The Social Network, Noi credevamo, L'illusionista, Potiche e pure il bellissimo Animal Kingdom, di cui parlo domani e che è davvero un filmone potente e implacabile - nessuno è passato e nessuno sta passando. Mi chiedo solo se poi a qualcuno interessi davvero che arrivi quel bel giorno auspicato da Dipollina: non è che forse lo sperano solo quelli che vivono in città e che dunque non ne avrebbero poi così bisogno?

venerdì 29 ottobre 2010

Corpo di stato

Oggi esce Post mortem, il film cileno di Pablo Larraín che è tra le cose più belle viste un mese fa a Venezia. Arriva in sala molto presto rispetto alla presentazione festivaliera (una bella notizia, quindi), ma in un periodo in cui, con la Festa di Roma di mezzo, pochi ne parleranno. Nel piccolo di questo spazio, invece, invito caldamente ad andare a vedere un film straordinario per intensità e potenza: cinema politico, ma non ideologico, che lascia interdetti e scioccati. Chi conosce Tony Manero, il precedente film di Larraín, si accorgerà che Post mortem è il secondo tassello di un unico lavoro di riflessione sul golpe cileno del 1973 e di conseguenza sul trauma collettivo e privato della violenza di Stato. E' un'opera piuttosto definitiva, almeno per chi scrive, sulla politica come presenza costante e inconsapevole della vita quotidiana, su una sorta di antropologia negativa che da naturale si è fatta storica, che ha colpe ben precise ma negate, e che trova nella violenza l'unica risposta al cambiamento, al fallimento, all'incomprensione.

lunedì 6 settembre 2010

Venezia 67 - Il punto della situazione

Dunque. Giunti a metà Mostra posso dire che quest'anno il programma è bello, a tratti decisamente bello. Muller ci sa fare, non c'è che dire. Con la sua cinefilia riesce a tenere in piedi un festival che per altri veri (quelli del glamour e della gente per le strade) sta perdendo colpi da ogni parte. Però i film ci sono, e pure belli, in certi casi decisamente belli.

Questa è la lista delle cose belle, decisamente belle, che ho visto:
Post mortem di Pablo Larrain (Concorso)
Meek's Cutoff di Kelly Reichardt (Concorso)
I'm Still Here di Casey Affleck (Fuori concorso)