Purtroppo questo blog vive solo ogni tanto: quando ho tempo di scrivere, quando non ho troppo lavoro, quando sono ai festival. All'inizio era diverso, mi ero imposto di scrivere ogni giorno, rispettavo la consegna: oggi invece non è più così, oggi se chiedi il servizio in camera è già tanto se ti arriva di giovedì... Comunque, Casinò a parte, oggi sono a Venezia, per cui ho tempo di scrivere, anche se poi alla fine non scrivo esattamente per il blog, ma per il sito di Cineforum (se vedo film che mi piacciono), e qui sopra metto quello che scrivo dall'altra parte, e se mi va anche altre robe.
Come primo pezzo metto quello che ho scritto sul nuovo, spledente sito di Cineforum a proposito di Die andere Heimat di Edgar Reitz, quinta puntata della saga, lunga tre ore e cinquanta e a parte le sbandate colorate in uno splendido mare di bianco e nero, un film bellissimo. L'ho visto dopo Gravity di Cuaron, che come film d'apertura ci sta benissimo, è visivamente strabiliante e pomposo da un punto di vista estetico e spirituale, un po' cattolico e un po' darwinista - un colpo di qui e uno di là - come si addice ai tempi. Poi c'è Sandra Bullock che quando si toglie la tuta spaziale e resta in canotta e shorts fa parecchio bene agli occhi e al cuore, è sexy quanto Sigourney Weaver nel finale di Alien (e francamente non pensavo di trovare qualcosa di altrettanto eccitante, al cinema, di Sigourney Weaver nel finale di Alien); e ancora è un film bello perché fa piacere capire dopo quasi dieci anni il senso del titolo di un vecchio film di Hong Sangsoo, La donna è il futuro dell'uomo, che all'epoca, era il 2004 credo, non sapevo come collocare e ora dopo Gravity sì, ora so che dopo lo spazio profondo e il bimbo di 2001 si può ancora rinascere e rimettersi in piedi, con una bella manciata di fango in mano. Solo che Adamo è donna, e dunque è Eva, e se per caso viene cocciuta come le donne al volonte di Via Castella Bandiera di Emma Dante sono cazzi (però anche segno di una forza così dirompente che dalla sindrome da lemming dell'umanità - vedi l'ultima, infinita inquadratura del film - non può che venir fuori qualcosa di buono).
Visualizzazione post con etichetta Cineforum. Mostra tutti i post
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giovedì 29 agosto 2013
lunedì 8 aprile 2013
Film TV n. 1054
Dalla scorsa settimana, a partire dal numero 1054, il primo sotto la nuova direzione di Mauro Gervasini, ho cominciato a collaborare per Film TV. Per chi non avesse preso la rivista in edicola o su tablet, qui si può leggere quello che ho scritto su Hitchcock, il film di Sacha Gervasi che racconta i giorni delle riprese di Psycho, tra il 1959 e il 1960. Il film era dato in uscita in tutta Italia giovedì scorso, ma per qualche strana ragione alla fine è arrivato solo nelle grandi città, o addirittura solo a Roma e Milano. In ogni caso, buona lettura, se vi va come sempre, qui e pure da altre parti (ad esempio, qui si trova il pezzo che tempo fa ho scritto per «Cineforum» su Cloud Atlas, che in pagina viene dopo il notevole intervento di Pier Maria Bocchi).
mercoledì 28 dicembre 2011
Riflessioni
Copio-incollo dal sito della rivista Cineforum l'editoriale del direttore Adriano Piccardi che compare sul numero 509, in uscita in questi giorni: parla della difficoltà di realizzare una rivista di cinema oggi, della passione con cui la si porta avanti, della consapevolezza di fare ancora qualcosa di interessante e gradito. Cineforum è un'istituzione della critica italiana, in questi anni si è rinnovata e svecchiata e sebbene vada incontro a difficoltà finanziarie sempre maggiori continua a esistere. Io ci scrivo con piacere da tre anni, e naturalmente spero di continuare a farlo per parecchio tempo.
Questa volta concedeteci di parlare un po’ di noi. Di «Cineforum», intendo: non dei contenuti di questo numero ma della rivista in quanto tale, di ciò che è e di come è. Nonostante tutto. Nonostante le condizioni materiali che presiedono al lavoro di allestimento e stampa e distribuzione di ogni singolo numero, dei dieci che costituiscono le uscite annuali previste. Prima di arrivarci, vogliamo però premettere – perché ne siamo onorati e questo ci spinge a continuare con impegno immutato nel nostro lavoro – che siamo ben consapevoli di come «Cineforum» sia una rivista amata dai suoi lettori e considerata da molti un riferimento irrinunciabile nel panorama delle pubblicazioni che in Italia si occupano di cinema cercando di mantenere un approccio critico alto, senza penalizzare però la lettura di chi “specialista” non è.
giovedì 7 aprile 2011
Cineforum 501
E' uscito in edicola il numero 501 di Cineforum, sul quale ho scritto un pezzo molto lungo su La donna che canta di Denis Villeneuve, sorta di elaborazione di quello che avevo già postato su questo blog. La cosa interessante del numero, però, è lo speciale su Hereafter di Clint Eastwood, film sul quale la critica italiana ha a mio modesto parere perso completamente la bussola, qualificandolo come l'ennesimo capolavoro del regista per il semplice fatto di essere un nuovo film del regista. Lo speciale contiene riflessioni appassionate sul valore del film, ma registra anche una voce fuori dal coro, un testo che riflette proprio sull'accoglienza (a)critica che il film ha ricevuto: l'ha scritto Pier Maria Bocchi ed è possibile leggerlo direttamente qui. Ne condivido praticamente ogni parola, salvo il fatto che per quel che mi riguarda già in Invictus, e prima ancora nell'unanimemente elogiato Gran Torino, avevo intravisto nel cinema di Eastwood i segnali di una certa debolezza, di una scarsa lucidità o più semplicemente di una comprensibilissima stanchezza. Invito a leggere il testo, che si chiama Il nuovo capolavoro di Clint Eastwood e parla soprattutto della mancanza di misura nell'uso di certe parole quando si vuole nascondere la pigrizia nel riflettere sulla reale natura delle cose.
mercoledì 23 marzo 2011
Fieramente, verso il fuori campo
Mentre stavo postando il pezzo qui sotto, ho scoperto da Repubblica che è morta Liz Taylor, forse l'ultima grande star della Hollywood classica ancora viva (la dico così, a memoria, senza andare a controllare chi c'è ancora e chi no). Non penso fosse una grande attrice e nemmeno che fosse così bella come ce l'hanno raccontata; o meglio, è stata bella, anzi bellissima da giovane, ai tempi di Minnelli e di Tennessee Williams, ma già a metà dei '60, quando girava robe indecorose come Castelli di sabbia, era già una matrona all american, più poderosa e intossicata che affascinante. Comunque era il simbolo, insieme a tanti altri, di una roba che non c'è più (e pure da un sacco di anni) ma che in qualche modo continuiamo a rimpiangere. Per cui, sì, va bene, adesso è morta anche lei e che peccato, ma in fondo quelli come lei non se ne andranno mai, saranno per sempre, per noi e immagino anche per chi ci seguirà, dei primi piani con lo sguardo fiero rivolto al fuori campo, come quello qui sopra tratto dai titoli di testa del Gigante.
sabato 19 febbraio 2011
n. 500
È uscito in edicola il n. 500 di Cineforum, che per la rivista corrisponde anche al compimento dei 50 anni di attività. Per celebrare l'evento il direttore Adriano Piccardi ha deciso di offrire a tutti i suoi collaboratori un film a scelta tra quelli recensiti da Cineforum dal 1961 a oggi. Io ho scelto Toro scatenato e il testo lo si può leggere qui, nell'anteprima del numero. Naturalmente ci sono altre 49 pezzi molto interessanti, scritti da gente brava e in certi casi famosa, tornata per l'occasione a scrivere su Cineforum dopo anni. La lista dei film la si trova nell'indice e poi sfogliando pagina per pagina, anno per anno, storia del cinema per storia del cinema. Sullo stesso numero, poi, dopo la carrellata dei 50 film c'è anche un mio pezzo su The Social Network. Sarebbe meglio comprarlo in edicola, ma la versione on line è parecchio bella, per cui buona lettura.
sabato 22 gennaio 2011
Cineforum, 499
Siccome è in giro il n. 499 di Cineforum, e siccome non ho tempo per scrivere le solite menate, copioincollo la mia lunga recensione di Post mortem che questo mese apre la rivista. Per chi volesse, però, da leggere su carta è molto meglio. E soprattutto, si recuperi il film, che è una delle cose migliori del 2010, guarda caso assente da tutte le classifiche lette nelle scorse settimane. Buona lettura.
Anche nel suo secondo film Pablo Larraín non ha saputo resistere alla forza che lo trascina verso il centro della sua ispirazione e che rappresenta il centro stesso della storia cilena. Post mortem nasce dalla medesima ossessione che faceva di Tony Manero uno psicodramma tragico e grottesco e che ancorava l’identità del Cile contemporaneo alla realtà ineludibile della dittatura militare. Riprende perciò gli anni ’70, affronta nuovamente il colpo di stato di Pinochet e il conseguente clima di paura e di morte per le strade di Santiago, ma non sceglie una metafora che faccia da schermo e da filtro per l’interpretazione, bensì va dritto al cuore del trauma, agli eventi del settembre 1973 che portarono al rovesciamento del governo socialista regolarmente eletto e all’insediamento di una giunta militare tramite colpo di stato e uccisione del presidente in carica Salvator Allende.
lunedì 29 novembre 2010
TFF 28 - Onde, lunedì 29
Butterfly - L’attesa di Tonino De Bernardi (Italia 2010, 98’)
La geisha pucciniana canta la sua attesa nella sospensione della campagna piemontese, tra vestizioni, fantasmi di ritorni e sdoppiamenti del cuore. Una rilettura del melodramma di Puccini che dà corpo all'ossessione di un ritorno tra eterne partenze e illuse passioni. La vita brulica intorno e il cinema di De Bernardi se ne occupa con amore: perché, ovviamente, “un bel dì vedremo”…
Taulukauppiaat - The painting sellers di Juha Kousmanen (Finlandia 2010, 60’)
Il film vincitore della Cinéfondation di Cannes è la storia del legame indefinito tra un diciottenne, una pittrice malata di cancro e il patrigno del ragazzo, incaricato di vendere i quadri della donna. Un road movie raggelato nel freddo dell’inverno finlandese, girato con viva emozione e secchezza antiretorica da uno dei più talentuosi autori del giovane cinema europeo.
Omaggio a Massimo Bacigalupo
Programma 1: Dagli esordi a un dittico e un intervento (1965-68)
Dai 18 ai 22 anni, Massimo Bacigalupo realizza 6 opere che rimangono quasi sospese tra due ere: la fine dell’adolescenza in provincia (polarizzata dal cinema amatoriale a passo ridotto e illuminata dal passaggio in Italia della cometa dell’underground americano di Rice, Brackage, Anger), e la partenza per Roma, da cui nascerà l’esperienza della Cooperativa Cinema Indipendente.
La geisha pucciniana canta la sua attesa nella sospensione della campagna piemontese, tra vestizioni, fantasmi di ritorni e sdoppiamenti del cuore. Una rilettura del melodramma di Puccini che dà corpo all'ossessione di un ritorno tra eterne partenze e illuse passioni. La vita brulica intorno e il cinema di De Bernardi se ne occupa con amore: perché, ovviamente, “un bel dì vedremo”…
Taulukauppiaat - The painting sellers di Juha Kousmanen (Finlandia 2010, 60’)
Il film vincitore della Cinéfondation di Cannes è la storia del legame indefinito tra un diciottenne, una pittrice malata di cancro e il patrigno del ragazzo, incaricato di vendere i quadri della donna. Un road movie raggelato nel freddo dell’inverno finlandese, girato con viva emozione e secchezza antiretorica da uno dei più talentuosi autori del giovane cinema europeo.
Omaggio a Massimo Bacigalupo
Programma 1: Dagli esordi a un dittico e un intervento (1965-68)
Dai 18 ai 22 anni, Massimo Bacigalupo realizza 6 opere che rimangono quasi sospese tra due ere: la fine dell’adolescenza in provincia (polarizzata dal cinema amatoriale a passo ridotto e illuminata dal passaggio in Italia della cometa dell’underground americano di Rice, Brackage, Anger), e la partenza per Roma, da cui nascerà l’esperienza della Cooperativa Cinema Indipendente.
martedì 5 ottobre 2010
Ecco perché penso che Inception sia un grande film
Nel weekend mi sono fermato un attimo e ho buttato giù un po’ di idee su Inception, il film di Nolan che sta fecendo discutere il pubblico e la critica italiani (un altro esempio qui). Il pezzo per intero comparirà sul prossimo numero di Cineforum, mentre qui ne metto solo una parte, dove tra l'altro si parla anche dell'immagine che sta qui sopra, come testata del blog. Per chi scrive, Inception è un grande film, non necessariamente un capolavoro o un film perfetto: è una riflessione per nulla filosofica o teorica, ma puramente cinematografica, materialmente cinematografica, sulla natura del cinema americano classico, sulle ragioni pratiche e psicologiche che portano quel tipo di narrazione a raccontare ogni volta la stessa cosa (il trauma della perdita e la disunione della coppia) e mettere in scena sempre lo stesso repertorio iconografico e simbolico (la casa unifamiliare). Nell'altra pagina, se vi va.
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