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mercoledì 9 febbraio 2011

Nemesi e Vizio di forma

Da Einaudi sono in uscita i nuovi romanzi di due tra i più grandi scrittori americani ancora viventi: Roth e Pynchon. Il primo ha scritto l'ennesimo romanzo breve di questa sua fase creativa, Nemesi, e a quanto pare siamo ai livelli del Complotto contro l'America, alla controstoria ambientata a Newark negli anni '40, tra i ricordi d'infanzia dell'autore e l'elegia di una nazione inesistente, il vero tesoro narrativo di Roth, il fulcro della sua scrittura gigantesca e potentissima. In questi anni Roth ha rischiato la svalutazione per eccesso d'offerta, ma i suoi ultimi lavori vanno presi come frammenti di un unico grande romanzo, una tragedia americana dalle potenzialità infinite, massimalista e universale. Qui si trova un'intervista in italiano all'autore e anche il testo originale, in inglese e più lungo. L'altro romanzo è Vizio di forma di Thomas Pynchon, il più postmoderno degli scrittori americani, quello che scrive quasi sempre cose incomprensibili, che costruisce strutture così complesse e articolate che uno a un certo punto si fa sedurre dalla confusione e perde interesse per il libro in sé. Questa volta però, a 70 anni e come sempre nascosto dal mondo, pare abbia cambiato stile e scritto un romanzo leggere e divertente, un noir ambientato negli anni '60 che è una dichiarazione d'amore a quel periodo. Buona lettura, per chi avesse ancora voglia di scrittori grandi da sempre.

sabato 29 gennaio 2011

Winesburg, Ohio, Stati Uniti, Terra

Vagando sul sito di Einaudi, ho scoperto che dopo le ristampe di tutti i lavori di Salinger e dopo la riedizione di un grande libro fino a ieri caduto nell'oblio, La freccia del tempo di Martin Amis (su cui ci sarebbe da scrivere per giorni interi), ora la casa editrice torinese ha rimesso in circolo un altro capolavoro imprescindibile, la raccolta di racconti di Sherwood Anderson Winesburg, Ohio. Un libro bellissimo, fatto di tante e piccole storielle tristi che fermano nel tempo la vita molle della provincia americana, che esaltano attraverso una simbologia universale l'anonima realtà di un mondo che non ha niente da dare, se non la propria cruda realtà. Dalle parole che commentano il volumetto scopro che Bukowski considerava Anderson "il più bravo a giocare con le parole come fossero pietre, o pezzi di roba da mangiare", mentre leggendo Una storia di amore e di tenebra di Oz avevo scoperto che erano stati proprio i racconti di Winesburg, Ohio, i "foglietti di carte nelle tasche", come ben sa chi l'ha letto, a far capire al grande scrittore israeliano che era della propria terra e delle proprio piccole cose che doveva scrivere, se voleva riferirsi alle cose grandi e alla Terra, quella con la maiuscola, su cui poggiamo i piedi. Quando poi lo scorso anno ho letto Indignazione di Roth, ambientano non a caso, credo, presso il Winesburg College, dietro il nome del locale in cui lavora Marcus Messner, la New Willard House, avevo riconosciuto uno dei tanti e piccoli protagonisti di Anderson, George Willard. Insomma, si tratta di un libro fondamentale, un antesignano del minimalismo, capace, come Carver in seguito, di raccontare con voce sussurrata e potente l'universalità degli angoli più nascosti di una grande nazione.

lunedì 25 ottobre 2010

For-fucking-ever

Questa settimana uscirà da Einaudi un cofanetto con tutte le opere di Salinger. Ci saranno Il giovane Holden, Franny e Zooey, i Nove racconti, Alzate l'architrave, carpentieri e Seymour. Poi basta, più niente che sia venuto dalla penna di uno degli scrittori più conosciuti del '900, anche lui diventato un brand come tutti i non molti altri capaci di superare le barriere dell'autorialità per entrare nel regno della diffusione di massa. Salinger non ce lo dimenticheremo mai, è un grandissimo nonostante la produzione infinitesimale, lo consideriamo un maestro, uno che ha continuato a scrivere anche quando aveva smesso di farlo, lo abbiamo letto tutti e lo rileggeremo ancora, magari dedicando un po' più di attenzione per le opere extra-Holden, che sono bellissime e a tratti pure superiori. Faremo tutto questo e anche di più, penseremo i pensieri definitivi su di lui e verremo a patti con il suo mito una volta per tutte. Poi, una volta finito, se possibile, riporremo il malloppone sul ripiano della libreria e andremo a festeggiare il fatto che sia morto, come auspicava Ellis nel suo famoso messaggio su Twitter che vedete qui sopra.