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sabato 15 ottobre 2011

Provincia dell'impero

Nella città dove sono nato e dove ho vissuto per un mucchio di tempo c'è un festival letterario che da un paio d'anni sta raccogliendo consensi e partecipazioni incredibili, un'iniziativa spontanea di un gruppo di cittadini diventata in poco tempo un punto di riferimento imprescindibile per chiunque nella zona sia interessato alla cultura e alla sua diffusione. Ci ho pensato, a questo festival e alla sua straordinaria capacità di invitare vip e artisti famosi, quando ho visto la campagna pubblicitaria montata attorno a This Must the Place di Sorrentino: una gigantesca opera di beatificazione del regista attraverso la sua opera e soprattutto attraverso le sue emanazioni, i suoi pezzi da giornalista, il suo romanzo di un paio d'anni fa, le sue interviste d'autore. L'ennesimo caso, insomma, di celebrazione dell'artista vip a cui vengono affidate le chiave del potere, riconoscendogli di aver salvato il cinema italiano, di aver superato chi il romanziere lo fa di professione, di aver riportato resoconti appassionanti dei suoi viaggi. Un'esaltazione che secondo me tradisce il disperato bisogno di celebrità e maestri che coviamo in quanto spettatori e utenti della cultura di massa, e che il festival della mia città sfrutta in modo illuminato. Ci aveva già pensato Moretti con Habemus Papam a stigmatizzare la deriva pop che trasforma ogni figura di potere in icona, mentre ora è arrivato Paolo Sorrentino a ribadire il concetto, per quanto in modo molto più compromesso e inconsapevole.

lunedì 24 gennaio 2011

Sean Penn vs. Luca Bigazzi

Oggi è uscita la notizia che David Byrne e Will Oldham scriveranno la colonna sonora del prossimo film di Paolo Sorrentino, This Must Be the Place - quello con Sean Penn che fa la rockstar parruccata alla caccia di un ex nazista - che dovrebbe vedersi al prossimo festival di Cannes. Una bella notizia, se non altro perché Sorrentino ci prova davvero a fare le cose in grande senza contemporaneamente svendersi a chi gli dà i soldi (che poi Byrne e Oldham siano paladini del fighettume indie, di cui per altro questo stesso blog si fa promotore, questo è un altro discorso, forse un'altra svendita). Nell'intervista a Byrne, comunque, il musicista dice di essere rimasto colpito dal modo in cui Sorrentino lavora con Luga Bigazzi, il direttore della fotografia del suo film e del 90% di quelli girati in Italia, più il restante 10 che si ispira alle sue luci grigine o, alla bisogna, ai suoi colori pop tipo Warhol di periferia, dalle città tristanzuole di Soldini all'iconografia pop-Vanity Fair di Lascia perdere Johnny. Mi chiedo quindi come un autore come Bigazzi, che ha decisamente dato un imprinting visivo al cinema italiano, potrà adattarsi alla produzione internazionale e soprattutto al volto di Penn, che (non) illuminato da un'ignobile (non) luce grigina, o da una leccata di chiaroscuri, proprio non me lo so immaginare.

martedì 16 novembre 2010

LCD Soundsytem - London Session

Oggi parlo di un disco che fino a pochi giorni fa non conoscevo e che fino a questa mattina non avevo ancora sentito. Si tratta di un live degli LCD Soundsystem, si chiama London Session, ed è uscito lo scorso 6 novembre solo per il mercato di iTunes. E' un album pazzesco, perciò grazie infinite alla persona che me l'ha segnalato. Ora, non è che io sia un fan degli LCD Soundsystem (anzi, li conosco così poco da non poter dire di conoscerli) e non è che sia un fan delle registrazioni live e dei bootleg di cui sono pieni i cataloghi dei collezionisti; soprattutto, non è che sia un fan di quella musica e di quei gruppi, Franz Ferdinand in testa, che si costruiscono una carriera semplicemente aggiornando ai nostri tempi lo stile dei Talking Heads, tra melodie strapazzate e ritmi sincopati. Ma questo live, porca vacca, è energia pura, non saprei che altro dire, è una cosa a cui non puoi stare dietro, tanto è travolgente, energico, acido e dolce. E' come sentire David Byrne trent'anni fa, ritrovare la follia surreale della sua voce e l'urlo belluino del mondo ribaltato che rende indimenticabili i concerti venuti bene. Ecco, questo London Session sembra proprio un concerto da urlo belluino venuto particolarmente bene.

mercoledì 14 luglio 2010

Parla con loro - Parte VI

Siccome ho cominciato, ora finisco. E così segnalo - con un po' di ritardo, a dire il vero - l'uscita di una nuova cover del progetto I'll Scratch Yours di Peter Gabriel, che prevede che gli artisti omaggiati di una cover nell'album Scratch My Back eseguano una canzone a scelta tra quelle dell'ex leader dei Genesis. E dopo Stephen Merritt, Paul Simon, Bon Iver, Lou Reed e gli Elbow, ora tocca a David Byrne (di cui Peter aveva cantato Listening Wind dei Talking Heads). La canzone scelta è I Don't Remember, dall'album Peter Gabriel III, uno degli hit del Gabriel più scanzonato, una gran canzone anni '80. La versione di Byrne è strepitosa, la migliore cover del progetto. O meglio, insieme a Biko di Paul Simon, l'unica in grado di svincolarsi dall'originale, ma al tempo stesso di renderle omaggio.
Si può ascoltarla qui, direttamente sul sito di Gabriel.