mercoledì 12 gennaio 2011

Le peggiori recensioni e le peggiori copertine

Siccome ieri ho letto la recensione di La versione di Barney scritta da Francesco Merlo su Repubblica e mi sono come al solito depresso per il solipsismo autoriale dei giornalisti incaricati di occuparsi di cinema per quel quotidiano (giornalisti del tutto privi di conoscenza cinematografiche, ma proprio per questo, penseranno in redazione, in grado di rendere interessante una materia evidentemente noiosa e nemmeno avvicinabile per nobiltà alla letteratura), siccome ieri, dicevo, ero un po' depresso, mi sono tirato su guardando la classifica delle peggiori copertine musicali dell'anno stilata da Pitchfork. L'altro giorno ho linkato quella stilata da Mubi sulle migliori locandine cinematografiche del 2010, ma questa qui, che pesca nella produzione indie ed elettropop americana, è decisamente migliore, perché non si tiene niente in bocca e scrive commenti a volte geniali. Quello dedicato alla copertina di An Introduction to... Elliot Smit (di cui avevo parlato qui), ad esempio, è geniale: "A collection that documents a brilliant artist's lifetime of creativity gets an album cover that was conceived and executed in less time it takes to listen to Amity". E in effetti a guardare la foto del povero Smith con il gomito tagliato, su sfondo bianco e scritta in Garamond fatta nemmeno a Photoshop, viene proprio da ridere. Ce ne sono anche di più divertenti, comunque: si trovano tutte qui.

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