lunedì 23 agosto 2010

Pile di libri

Negli Stati Uniti è uscito Freedom, l'ultimo romanzo di Jonathan Frenzen. Come per Sufjan Stevens, anche questo è un nuovo lavoro dopo anni di silenzio artistico. Che poi silenzio non è proprio la parola giusta, visto che Frenzen probabilmente detiene il record mondiale di frasi promozionali sulle copertine dei romanzi degli altri: un lavoro che, stando a quanto scrive Ellis in Lunar Park, viene strapagato. Solo negli ultimi mesi l'ho trovato sui libri di Haslett, Munro e Johnson: peccato per lui che non ami Roth, altrimenti avrebbe almeno una copertina all'anno. In ogni caso, i quotidiani americani ne hanno scritto benissimo (qui Il post fa un sunto dell'entusiasmo critico), facendo dire a tutti che l'autore di Le correzioni è tornato dopo il suo capolavoro del 2001 (che poi capolavoro non è proprio la parola giusta...). Il libro comunque esce a gennaio da Einaudi e lo traduce Silvia Pareschi.

Poi oggi ho anche saputo dell'arrivo a settembre di quello che pare essere stato il romanzo americano dell'anno passato: Ruggini americane di Philip Meyer, un romanzo sulla crisi economica nella Pennsylvania e naturalmente la fine del sogno americano, e dell'uscita di Punto Omega, l'ultimo romanzo di Don De Lillo, il quale però negli ultimi anni sembra non godere più del  prestigio di un tempo (ma è anche vero che va di moda prendersela occasionalmente con qualcuno riconosciuto come grande: ora tocca a De Lillo, tra un po' sarà il turno di qualcun altro).

Qui si può leggere un'intervista a Meyer sul New Yorker (qui invece avevo parlato della serie dedicata ai venti migliori scrittori americani under 40) e qui si può leggere un'intervista del New York Times a De Lillo, in cui l'autore dice di essersi ispirato a un'installazione di Douglas Gordon vista al MoMA e chiamata 24 Hour Psycho: un lavoro che fa scorrere il film di Hitchcock due fotogrammi al secondo, dilandolo così alla durata un giorno intero. De Lillo dice di aver subito capito che non poteva non scrivere di quella cosa.

Insomma, a star dientro alla letteratura americana si finisce per accatastare libri sulla dispensa o più facilmente ad allungare la lista dei romanzi che-vorrei-comprare-ma-costano-troppo-e-poi-chi-vive-con-me-mi-ammazzerebbe-a-colpi-di-polverate-,-allora-lascio-perdere-almeno-per-qualche-mese. In ogni caso non credo esista una letteratura altrettanto viva e in sintonia con i tempi che viviamo, come un report dal vivo della nostra vita distallata, però, due fotogrammi o due frasi al secondo.

1 commento:

  1. dato che sono un tuo lettore fedele, ti dico che stai invecchiando...
    'sta menata della letteratura americana blobbi-bla l'avevi già detta vari post fa (il post diventa la prima forma di scrittura che diventa unità di spazio-tempo? de lillo ci scriverebbe un romanzo? forse lui no, ma mickey mouse di sicuro sì).

    viva la letteratura dello stato libero (fiscalmente) di san marino!

    g:)

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