martedì 8 giugno 2010

Giovani scrittori e vecchia cultura

Tutto è nato da un post di Matteo Bordone sul presenzialismo intellettuale degli scrittori italiani. Chiamato in causa, Tiziano Scarpa ha risposto e l'ha fatto pure bene, in modo onesto e preciso. All'accusa di comportarsi più da pensatore che da romanziere, ha affermato che così non è, che lui le storie le scrive e le sa raccontare. Una discussione come tante, dove in fondo entrambi i contendenti hanno ragione, e che mi ha fatto pensare alla cultura romanzesca in Italia. Qui da noi, infatti, è raro leggere gli scrittori più illustri (bravi o meno che siano) al di là dei loro romanzi da 19 €, delle interviste sulle pagine culturali dei quotidiani (che come dice Bordone sono paludate e immobiliste) o degli inserti di La Stampa o Repubblica.

Manca, insomma, l'equivalente del New Yorker, che basta consultarlo on line per accorgersi di quanto è interessante e vivo. I nostri scrittori li senti quando vincono un premio o hanno un libro in uscita, ma non li vivi come romanzieri, come uomini a parte che rappresentano ciascuno un pezzo di noi e con le loro parole sanno costruire mondi in grado di sostituirsi alla realtà e al tempo stesso di comprenderla. Sono lontani, soli, impalpabili.

L'altra settimana invece sul New Yorker on line c'era un racconto di Franzen, Agreeable, che era bellissimo e non c'entrava con l'uscita del suo romanzo, ma era un altro modo per un grande scrittore di parlare con i suoi lettori. Per l'estate, poi, la rivista ha annunciato l'uscita di venti racconti di autori sotto i 40 anni, che serviranno a promuoverli presso il grande pubblico: chi in Italia fa una cosa del genere?

Perché le case editrici non sfruttano le loro pagine web per promuovere gratuitamente la narrativa di quelli che giudicano essere i loro nuovi talenti? Qualcuno conosce un modo migliore per far loro pubblicità? Di riviste letterarie ne esistono anche da noi, ma perché nessuna ha, non dico la fama e l'agilità, ma almeno il coraggio del New Yorker?

Magari queste sono tutte domande ingenue, questioni vuote di chi si lamenta delle solite quettro cose. Ma la realtà è comunque che è molto più facile conoscere i giovani scrittori nordamericani rispetto a quelli italiani. Per la qualità del loro lavoro, certo, ma anche per la totale assenza di una politica culturale da parte delle case editrici e dei quotidiani.

1 commento:

  1. in parte lo fa minimum fax, con tutti i limiti del caso, in un blog. non a caso sono american oriented...
    avevo trovato per caso il link da fb con degli articoli di Vasta, ma poi i link erano sfanculati. però il sito è questo:

    http://minimaetmoralia.minimumfax.com/

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