Ora che l'hanno sgamato, il povero Tommaso Debenedetti non può fare altro che dichiarare a posteriori la sua furbizia. Da quando le sue false interviste a Roth e altri scrittori sono state smascherate (Il post ha tradotto qui un'intervista di El pais e ricostruito qui la vicenda), il giornalista ha cercato di rilanciare in modo un po' pietoso: lui è quello che la sapeva lunga fin da subito, lui quello che ha capito tutto e quindi usato la menzogna come arma. Nessuno più gli crede, ma un pregio le sue menzogne l'hanno avuto: quello di aver attirato nella trappola Il Corriere della sera.
Perché se Pierluigi Battista ha commentato le parole di Roth contro Obama, citando le parole scritte da De Benedetti, la sua colpa non è certo quella di aver usato una fonte fasulla, ma quella di aver sfruttato l'occasione per ribadire le sue povere ossessioni sulla superiorità culturale del partito dei terzisti, rispetto alla sinistra rappresentata da Repubblica, che sarebbe vecchia, babba e superata dalla Storia .
Che uno come Roth sia dalla parte del partito degli eletti, insomma, deve procurare un vero e proprio godimento a gente come Battista, confermando quello che Il Corriere, dall'alto delle sue pagine virtuose, oneste, lungimiranti e mai compromesse, va dicendo da anni: e cioè che solo chi si tira fuori dalle diatribe del mondo, e guarda alla realtà dall'alto della sua terzità, può capire veramente come vanno le cose.
Il corriere vive di elitarismo culturale da sempre, ma negli ultimi anni ha il difetto un po' ridicolo di autoproclamarsi sempre fuori dalla ressa, anche quando nessuno glielo chiede. E, come si sa, un'ansia non richiesta tradisce una cattiva coscienza.
Sulla questione terzismo e tutto quello che comporta un simile atteggiamento oggi in Italia, a me pare definitivo questo post di due mesi fa di Gilioli:
RispondiEliminahttp://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/03/09/i-volenterosi-carnefici-di-silvio/.
Assolutamente d'accordo. E' esattamente quello che penso ogni volta che apro il Corriere. Non che Repubblica o L'Espresso abbiano la verità in tasca (anzi, ultimamente non riesco a leggere nemmeno più loro), però hanno il coraggio di esprimere a chiare lettere una posizione.
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