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venerdì 9 dicembre 2011

Recensioni e canzoni

Mercoledì è apparsa su Doppiozero la mia recensione di Midnight in Paris di Woody Allen, un film che, come avevo già scritto da Cannes, considero bello e decisamente in linea coi tempi. Per chi volesse leggerla, la trova qui. Nel frattempo, oggi su Pitchfork è comparso il link a due nuovi pezzi che i National hanno eseguito dal vivo: si chiamano Rylan e I Need My Girl e si possono ascoltare qui. Mentre un'altra rivista on line, PopMatters, ha pubblicato la lista di quelle che per la redazione sono le 75 canzoni migliori dell'anno, con tanto di link a streaming o video su YouTube: se la cosa può interessare, ci sono un sacco di pezzi che avrei messo anch'io (e che metterò nella lista che farò tra qualche giorno). Infine, oggi al cinema sono usciti almeno tre film interessanti: Monsters, Mosse vincenti (che era in concorso al TFF appena concluso) e The Artist. Dei primi due, pur senza entusiasmi, penso bene, del secondo penso parecchio male, soprattutto in funzione del lavoro sul tempo compiuto da Allen. Ma ne parlo un'altra volta.

sabato 14 maggio 2011

Di parole e di prigioni

Ieri per tutto il giorno il blog non ha funzionato e per molte ore non si potevano vedere i due post scritti da Cannes tra mercoledì e giovedì. Ora è tornato tutto a posto (e io, come milioni di altri utenti di Blogspot, non so cosa sia successo), per cui riprendo a scrivere. Mi scuso solo con Chiara che aveva postato un commento al post sul film di Woody Allen, ora sparito senza ragione.

Comunque, riprendendo il filo... Per ora non è un brutto festival. E rispetto all'anno passato ha una qualità media (andando a naso) decisamente più alta. E se ad esempio non sono all'altezza del concorso il francese Polisse, una copia malandata di Legge 627 di Tavernier, con al massimo qualche bella scena da commedia acida, e l'autraliano Sleeping Beauty, incomprensibile saggio sulla banalità della bellezza tra Kubrick e Lynch, lo è a tutti gli effetti (e complimenti chi ha avuto il coraggio di mettercelo) un film sorprendente come Footnote di Joseph Cedar, storia dell’invidia e dello scontro tra un padre e un figlio entrambi filologi del Talmud, divisi dal successo del più giovane e dal risentimento del più vecchio. Con molti punti di contatto con Habemus Papam (che contribuisce ad alzare il livello della competizione), il film è una riflessione in pura comicità ebraica - cioè feroce, suicida e vagamente sinistra - sul potere e sul successo, sul talento e la rivalsa tra vecchi e giovani.

mercoledì 11 maggio 2011

Il sonno delle illusioni

Se solo Woody Allen avesse ancora la voglia, o magari la capacità, chissà, di girare come un tempo, fluido e composto, elegante e leggero, il suo Midnight in Paris che ha aperto il Festival di Cannes sarebbe un film bellissimo. Perché è sì un po’ svaccato come ormai sono i film di Allen da anni a questa parte, ma al tempo stesso ha una malinconia sincera e dolcemente disperata che commuove. E soprattutto mi sembra un film in linea coi tempi, con la continua riflessione sulla fascinazione del passato di cui parlavo ieri a proposito di Mildred Pierce e che in questi ultimi tempi, grazie soprattutto all’ambiguo fascino vintage di Mad Men, è diventata un rifugio per il cinema contemporaneo. Allen non ha certo la complessità estetica di Solondz, ma i suoi personaggi perduti tra Picasso e Gertrude Stein, Hemingway e Fitzgerald, Degas e Gauguin, hanno la tristezza delle illusioni, la consapevolezza che il sentimento dell’amore è universale ma la vita no, la vita si vive nel presente e il cinema può solo sfiorarla. Niente di trascendentale, intendiamoci, e Allen potrebbe andare molto più a fondo di quello che fa, oltre le macchiette di personaggi famosi riportati in vita dal suo sogno parigino (a me ha fatto morir dal ridere Adrien Brody che fa Dali e la faccia di Bunuel quando il protagonista, che viene dal futuri, gli suggerisce la trama dell’Angelo sterminatore). Questa volta, però, sono propenso a perdonarlo: perché si rifugia in un sogno di liberazione dal presente che appartiene al cinema tutto, e non solo a lui. E diversamente da quanto potrebbe sembrare non è un sonno piacevole quello che ha deciso di dormire nella sua età che porta alla morte.

venerdì 24 dicembre 2010

Babbo Natale in canottiera

E' da questa mattina che mi chiedo quale sia la scena di Natale che preferisco (parlo di film, naturalmente). Non me ne sono venute molte, sia perché non ho mai amato i film ambientati in questo periodo (e l'ultimo che ho visto, Tornando a casa per Natale, è davvero orribile e fighettominimalnordico), sia perché credo che il mio immaginario sia colonizzato dalla paccottaglia spielberghiana anni 80, con tutte quelle calze appese, quei parquet, quei focolari, quegli aggeggi sputaneve sui vialetti del Midwest che nessuno della mia famiglia ha mai posseduto ma che io collego in qualche modo all'infanzia. Alla fine però l'ho trovata e non ho dovuto faticare molto, perché è da sempre la mia battuta preferita. Viene da Io e Annie di Woody Allen e arriva quando il povero protagonista, Alvy Singer, è costretto ad andare a Los Angeles in pieno dicembre per accompagnare la sua fidanzata Annie, che già ha cominciato a stancarsi di lui. Lì, in California, a sei ore di volo dalla East Coast, ci sono le renne nei giardini, i Babbo Natale sui tetti, gli addobbi sulle case e pure la musichetta del presepe, ma anche trenta gradi e un sole che spacca le pietre. Non proprio un'atmosfera natalizia, insomma. E mentre Annie, seduta su un decapottabile del '66, dice con sollievo che a New York sono previsti neve e nevischio, sul sedile posteriore un Alvy scazzato e disgustato dice che lì, nel forno di Los Angeles, "come minimo Babbo Natale sta in canottiera".

lunedì 28 giugno 2010

Liste

Il Times ha pubblicato un'intervista a Woody Allen in cui lui parla del proprio lavoro con toni poco elogiativi. In pratica, tra tutti i suoi film ne salva solo sei (andate voi a vedere quali) e si paragona in negativo a Bergman o Ozu. Io naturalmente non sono d'accordo e penso che da Amore e guerra (1975) a Pallotole su Broadway (1994) non ne abbia praticamente sbagliato una. Questi sono i miei sei, con link a scene memorabili: avanti con i vostri, se vi va. Fare le liste, in fondo, è una di quelle cose per cui vale la pena di vivere.

Io & Annie
Broadway Danny Rose
Un'altra donna
Manhattan
Hannah e le sue sorelle
Amore e guerra