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mercoledì 11 maggio 2011

Il sonno delle illusioni

Se solo Woody Allen avesse ancora la voglia, o magari la capacità, chissà, di girare come un tempo, fluido e composto, elegante e leggero, il suo Midnight in Paris che ha aperto il Festival di Cannes sarebbe un film bellissimo. Perché è sì un po’ svaccato come ormai sono i film di Allen da anni a questa parte, ma al tempo stesso ha una malinconia sincera e dolcemente disperata che commuove. E soprattutto mi sembra un film in linea coi tempi, con la continua riflessione sulla fascinazione del passato di cui parlavo ieri a proposito di Mildred Pierce e che in questi ultimi tempi, grazie soprattutto all’ambiguo fascino vintage di Mad Men, è diventata un rifugio per il cinema contemporaneo. Allen non ha certo la complessità estetica di Solondz, ma i suoi personaggi perduti tra Picasso e Gertrude Stein, Hemingway e Fitzgerald, Degas e Gauguin, hanno la tristezza delle illusioni, la consapevolezza che il sentimento dell’amore è universale ma la vita no, la vita si vive nel presente e il cinema può solo sfiorarla. Niente di trascendentale, intendiamoci, e Allen potrebbe andare molto più a fondo di quello che fa, oltre le macchiette di personaggi famosi riportati in vita dal suo sogno parigino (a me ha fatto morir dal ridere Adrien Brody che fa Dali e la faccia di Bunuel quando il protagonista, che viene dal futuri, gli suggerisce la trama dell’Angelo sterminatore). Questa volta, però, sono propenso a perdonarlo: perché si rifugia in un sogno di liberazione dal presente che appartiene al cinema tutto, e non solo a lui. E diversamente da quanto potrebbe sembrare non è un sonno piacevole quello che ha deciso di dormire nella sua età che porta alla morte.

mercoledì 8 dicembre 2010

There's nothing you can do that can't be done

Trent'anni fa, New York, al Dakota, due passi più in là, Central Park, Mark Chapman, una pistola, Il giovane Holden e la fine dei sogni. John Lennon come Kennedy, gli anni '60 nel mito e la memoria condannata all'ibernazione. Oggi ne parlano tutti, la tv lo fa da giorni, a pensarci bene non ha mai smesso. Di Lennon mi piacciono parecchie cose, ma la sua voce straziata e straziante in All You Need Is Love me la ricordo ogni volta che me lo ritrovo davanti.