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giovedì 10 febbraio 2011

La citazione, certo, la citazione

Non ho molto tempo per scrivere a proposito di True Grit dei Coen. L'ho visto solo pochi minuti fa – e di buona norma non si dovrebbe scrivere cosí a ridosso di un film. Ma posso scrivere solo ora, per cui mi soffermo sulle due cose che più mi hanno colpito del film. L'inizio, come prima cosa, che riprende in modo evidente quello di Fargo, e quindi imposta il film su un'opzione di rifacimento, come tessitura su un corpo giá vivo: trattandosi di un remake é scontato, ma i Coen questa volta non lavorano su un fatto reale, bensí su un'opera di finzione, su un film, dunque un corpo già morto, e per di piú, essendo Il Grinta di John Wayne del 1969, un western crepuscolare. Per questo – e vengo alla seconda cosa che mi ha colpito – quando arriva la citazione, perché tanto si sa che arriva, la senti come un dialogo privato, qualcosa che sta tra i registi e il genere con cui hanno a che fare, ma anche tra te e il cinema stesso. Il riferimento è al western piú famoso di tutti, Sentieri selvaggi, e all'immagine piú famosa di tutte del film, quella di John Wayne incorniciato da una porta scura, con l'orizzonte alle spalle: non dico come ci si arriva a vedere quell'inquadratura-feticcio almeno tre volte, ma in ogni situazione c'è che qualcosa o qualcuno che la mette in discussione, che la violenta e la disarma.

domenica 6 febbraio 2011

Finché dura

Giovedì prossimo comincerà la 61° edizione della Berlinale e magari riuscirò a fare un report giornaliero come da Cannes o Venezia. Le impressioni prima della partenza non sono tra le migliori, perché la penuria di nomi forti in cartellone, lasciando da parte il fatto che nei festival si va a scoprire gente nuova e non a confermare vecchie certezze, fa pensare all'evoluzione dei festival del cinema nell'era del download selvaggio. Prendiamo l’apertura di giovedì, ad esempio: True Grit dei Coen, uno dei film più attesi della stagione, il remake del Grinta che da noi uscirà subito dopo e si chiamerà con lo stesso titolo del western con John Wayne. Ecco, se uno è un po’ smanettone, il film l’ha già scaricato da settimane, e pure con i sottotitoli in italiano, perché negli Usa è uscito a dicembre e tutti ne hanno già scritto e parlato. Lo scorso anno era successa la stessa cosa a Cannes con il Robin Hodd di Scott (che sarebbe uscito il giorno dopo in tutto il mondo) e se Venezia ha poi aperto con Black Swan - e Black Swan è stato parecchio in incubatrice prima di arrivare nelle sale - allora bene per Venezia, bravi loro, perché i tempi in cui la prima di un festival era blindata, con la ressa dei direttori per accaparrarsi il titolo migliore, sembrano proprio finiti.