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sabato 19 maggio 2012

Realta' e reality

Ieri non sono riuscito a scrivere, non ne ho avuto il tempo. Oggi invece ce la faccio, e inizialmente avrei voluto parlare dei film di Gondry e di quello di Garrone, il primo visto giovedi' e il secondo presentato in concorso ieri. Poi stamattina, dopo la visione del pessimo Lawless di John Hillcoat (Nick Cave forse dovrebbe piantala con sta mania di fare lo sceneggiatore) ho saputo della sconvolgente notizia dell'attentato di Brindisi. E nell'incredulita' della cosa ho pensato solo piu' al film di Garrone, non tanto alle sue qualita' e ai suoi difetti, ma al presupposto di una realta' immaginaria che prende il sopravvento sulla realta' dei fatti, arrivando a essere l'unica lente con cui interpretiamo, meglio osserviamo, il nostro tempo. Siamo sicuri di tutto questo? Siamo certi che la tv si sostituisca alla verita' della morte e dell'assurdo? Siamo certi che quello che e' successo a Brindisi non sia altro che morte e omicidio e per una volta non c'entrino l'immaginazione, l'immaginario, l'indeterminatezza, l'apparenza. Reality di Garrone va bene, per carita': ribalta la realta', e dunque la interpreta, alla maniera di Pirandello. Ma anche solo per una tragica concomitanza di fatti, di fronte a quello che e' successo in Italia contemporaneamente all'ubriacutura da visibilita' e surrealta', sparisce come neve al sole. Che ne e' insomma di un film dopo Brindisi, dopo la riscoperta scioccante di un mondo tangibile e non visibile, di una follia omicida e non grottesca, di una realtà immutabile che supera la finzione del reality, lasciando al pur volenteroso Garrone lo scacco di una voce flebile e inutile.