Ieri sera live di Peter Gabriel all'Arena di Verona. Eravamo lì quasi per caso, forse non troppo convinti, specie per l'annunciata seconda parte di vecchi pezzi riarrangiati alla maniera di Scratch My Back. Ebbene, non avremmo potuto sbagliarci di più. Grazie a dio eravamo lì. Il New Blood Tour, forse anche per via della location, non è un concerto pop, non è un evento da seguire cantando o commentando ad alta voce i pezzi: è un rito musicale, un'epifania di suoni inattesi da ascoltare in silenzio e ammirare. Può piacere o non piacere (e a me prima di ieri non è che piacesse troppo), ma si resta letteralmente senza parole nel constatare quanto le canzoni di Peter Gabriel (e pure quelle di altri, come My Body Is a Cage degli Arcade Fire, che è un'altra canzone se la canta lui ma resta quella stessa canzone) siano rinate, abbiano mutato aspetto e rivelato un volto nascosto.
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lunedì 27 settembre 2010
mercoledì 22 settembre 2010
Sangue nuovo
Un grande lo vedi anche da come invecchia. Peter Gabriel, che da quarant’anni è sulla breccia, che da sempre chiude un progetto per aprirne un altro, che da sempre apre porte che dovrebbero essere chiuse, è uno che non si è mai fermato un attimo. Nemmeno negli anni tra Us e Up, quando ingrassava e perdeva i capelli, nemmeno negli anni 80, quando avrebbe potuto poggiare su orridi allori pop (baratro su cui pende il capolavoro So) e invece reiventò la world music e incise quell'album incredibile che è Passion. Lo scorso inverno, quando se ne uscì con Scratch My Back, nel momento in cui ammetteva la fine dell'ispirazione riusciva a gettare l'ostacolo un metro più avanti, dichiarando il suo affetto per colleghi come Lou Reed, Paul Simon, David Byrne e soprattutto il suo amore insospettabile per gente come gli Arcade Fire, Bon Iver, Regina Spektor, gli Elbow.
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