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martedì 12 giugno 2012

The Idler Wheel... in streaming

Non sono un grande conoscitore di Fiona Apple. La ammiro, perché ha una voce intensa ed è molto bella, ma non la conosco. Ricordo che anni fa mi innamorai della sua versione di Across the Universe che accompagnava i titoli di coda di Pleasantville, ma così è troppo facile. Diciamo quindi che non attendevo con eccessiva ansia il suo ritorno con l'album The Idler Wheel..., che uscirà martedì dopo un sacco di anni di silenzio, ma al tempo stesso ero curioso di ascoltare e conoscere, ché non si sa mai che poi mi piace un sacco e finisco per innamorarmi di tutto, non solo di una cover. Quindi oggi ho ascoltato (male e velocemente) l'anteprima in streaming dell'album e l'impressione iniziale è buona, l'album è potente e per nulla banale, più incisivo di altre voci femminili eteree, sognanti e indie (che ne so, ad esempio Joanna Newsom, Marissa Nadler o Agnes Obel) che alla lunga finiscono per dissolversi e dare solamente l'idea di un morbida malinconia. In Fiona Apple c'è qualcosa in più, una tensione inespressa e da sfogare, una creatività energica e rabbiosa, per quanto a volte fin troppo rivolta al jazz. In ogni caso riascolterò. Qui, per inciso.

venerdì 18 novembre 2011

Retrolista

Qualche giorno fa è comparsa sul blog che la casa editrice ISBN ha dedicato al libro Retromania di Simon Reynolds l'intervista che la redazione ha fatto al celebre critico musicale inglese, forse il più famoso al mondo nel suo settore. E' molto lunga e molto bella, e la consiglio a chiunque sia interessato al rock suonato oggi e al suo legame con i modelli del passato. Oggi invece lo stesso blog ha rieditato la lista che Reynolds ha fatto qualche anno fa dei migliori 50 dischi degli anni Duemila (segnalazione proveniente da qui): un po' in ritardo, ma sempre interessante. Essendo una lista è naturalmente soggetta a giudizi personali e a legittimi controgiudizi di chi la legge, ma essendo che a redigerla è Reynolds allora conviene darle un'occhiata approfondita, tenendo conto del suo ragionamento sulla retromania della musica contemporanea, e dunque, dice lui, dell'assenza di tutto l'indie rock, che invece per altre riviste è il segno della modernità (e per quel che vale, anchi qui sopra), così come del fatto che nella musica di oggi (vedasi molte scelte di Onda Rock) promuovere quella che è facilmente identificabile come innovazione significa due cose: segnalare derive elettro-strumentali molto vicine alla rottura di coglioni ambient e dall'altro sperimentazioni tanto affascinanti quanto spesso inascoltabili (la scoperta della lista per me è stata Micachu and the Shapes, brava e giovanissima: però che fatica...). La lista non la condivido ma la capisco. O almeno in parte, perché mi vanno bene gli Animal Collective a manetta, ma se poi metti due album di Ariel Pink, che quando lo ascolti sembra di stare ad Harlem nel '79, allora non capisco perché alcuni retromani sì e altri no. Per non parlare poi di Joanna Newsom, che se quella al posto dell'arpa avesse un mandolino, e andasse comunque a suonarlo in riva al mare, la sputerebbero tutti.