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martedì 26 luglio 2011
Un po' di cose
Torno dopo qualche giorno d'assenza per segnalare i venti piacevoli minuti in cui - guarda caso - Sufjan Stevens è stato ospite di WNYC e ha parlato un po' del suo lavoro, eseguendo poi dal vivo Heilroom da All Delighted People e Futile Devices e la parte finale di Impossible Soul da The Age of Adz. Insieme con lui, le due coriste del tour e Bryce Dressner dei National (che suonava con lui già ai tempi di Illinoise). La trasmissione si può ascoltare interamente qui, mente qui si può vedere il video dell'esecuzione di Impossible Soul ("boy... we made such a mess togetheeeeeeer"), dove Sufjan è conciato al solito come un cretino. Tra le cose musicali della giornata, poi, il sito Soundcloud ha messo in streaming un nuovo pezzo dei The Pains of Being Pure at Hearts, dal titolo Tomorrow Dies Today, mentre Pitchfork ha messo on line il video di Crystalline di Bjork, naturalmente diretto da Michel Gondry, tanto per non smentirsi sul fighettume del tutto (ma anche sulla bellezza).
martedì 28 giugno 2011
Crystalline
A quattro anni dalla pubblicazione del suo ultimo album, Volta, Björk sta finalmente tornando con un nuovo lavoro che si presenta come qualcosa di compiuto e non il solito cazzeggio mediatico in collaborazione con Matthew Barney che ha contraddistinto gli ultimi anni della sua carriera. A riprova del fatto che l'imminente Biophilia dovrebbe essere roba ispirata, al di là della definizione di "album/multi-media project" e di puttanate del tipo che a ogni traccia corrisponderà un'applicazione per iPad, c'è la qualità della prima canzone uscita: si chiama Crystalline e la si può ascoltare qui. E' un pezzo tipicametne björkiano, sincopato e sintetico, cantato con quella voce urticante e asciutta che ha influenzato ogni artista donna da metà anni '90 in poi. Il fatto è che Björk ha suo malgrado inventato un modo di fare musica, di esprimersi, di esibirsi, di conciarsi, di gettarsi nel mondo, che in molti dopo di lei hanno imitato e che alcuni, da un certo punto in poi, hanno pure cominciato a migliorare. Un po' come succede con i grandi registi che inventano forme e linguaggi folgoranti per profondità e immediato fascino estetico (penso a Malick o a Wong, sempre in bilico tra la trascendenza e la confezione fasulla), Björk ha finito per farsi sfuggire di mano la sua stessa musica, trasformata nella sua versione rivista e talvolta meglio realizzatata da altri artisti a lei debitori: il live con i Dirty Projectors dello scorso anno è in fondo lì a dimostrarlo, con la grande artista del (recente) passato costretta a inseguire i suoi allievi e non viceversa. Oggi i Dirty Projectors sono più avanti nella ricerca melodica e compositiva di quanto non sia Björk: per cui speriamo che Biophilia, con quel titolo così björkiano da sembrare una parodia, rimetta le cose a posto o meglio ancora rilanci il discorso sul futuro della musica pop.
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