martedì 28 giugno 2011

Crystalline

A quattro anni dalla pubblicazione del suo ultimo album, Volta, Björk sta finalmente tornando con un nuovo lavoro che si presenta come qualcosa di compiuto e non il solito cazzeggio mediatico in collaborazione con Matthew Barney che ha contraddistinto gli ultimi anni della sua carriera. A riprova del fatto che l'imminente Biophilia dovrebbe essere roba ispirata, al di là della definizione di "album/multi-media project" e di puttanate del tipo che a ogni traccia corrisponderà un'applicazione per iPad, c'è la qualità della prima canzone uscita: si chiama Crystalline e la si può ascoltare qui. E' un pezzo tipicametne björkiano, sincopato e sintetico, cantato con quella voce urticante e asciutta che ha influenzato ogni artista donna da metà anni '90 in poi. Il fatto è che Björk ha suo malgrado inventato un modo di fare musica, di esprimersi, di esibirsi, di conciarsi, di gettarsi nel mondo, che in molti dopo di lei hanno imitato e che alcuni, da un certo punto in poi, hanno pure cominciato a migliorare. Un po' come succede con i grandi registi che inventano forme e linguaggi folgoranti per profondità e immediato fascino estetico (penso a Malick o a Wong, sempre in bilico tra la trascendenza e la confezione fasulla), Björk ha finito per farsi sfuggire di mano la sua stessa musica, trasformata nella sua versione rivista e talvolta meglio realizzatata da altri artisti a lei debitori: il live con i Dirty Projectors dello scorso anno è in fondo lì a dimostrarlo, con la grande artista del (recente) passato costretta a inseguire i suoi allievi e non viceversa. Oggi i Dirty Projectors sono più avanti nella ricerca melodica e compositiva di quanto non sia Björk: per cui speriamo che Biophilia, con quel titolo così björkiano da sembrare una parodia, rimetta le cose a posto o meglio ancora rilanci il discorso sul futuro della musica pop.

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