Domani escono i tre film di cui parlo più sotto: a loro modo sono tutti interessanti, in un caso si è di fronte a un quasi capolavoro, nell'altro a un'operazione sbagliata ma affascinante e nell'altro ancora a una piacevole sorpresa. Questo post potrebbe essere il numero zero di una rubrica sulle uscite in sala che se solo avessi tempo farei ogni giovedì. Per questa settimana ce l'ho, per cui lo metto, poi si vedrà.
Una separazione (Jodaeiye Nader az Simin) di Asghar Farhadi
Farhadi, già regista del notevole About Elly, ha vinto il Festival di Berlino con questo film ambientato come il precedente nel mondo della borghesia di Teheran. Un dramma che da privato diventa civile quando Simin e Nader, marito e moglie prossimi al divorzio, devono affrontare la denuncia per aggressione della loro donna di servizio. In un turbine di parole e movimenti, più versioni dello stesso fatto si sovrappongono e vanno a sbattere contro le regole di una società autoritaria, mettendone in luce le contraddizioni. Farhadi non ci va leggero con il regime iraniano, ma il suo film, più che accusare, mostra le conseguenze di una condizione esistenziale mai del tutto libera: uomini e donne agiscono, sbagliano, attaccano, si difendono, hanno dubbi e fragili certezze, e ogni loro azione si disperde in un caos rumoroso e senza direzione, immagine perfetta della complessità delle relazioni umane e sociali.