giovedì 20 ottobre 2011

Prove di guida alle uscite in sala

Domani escono i tre film di cui parlo più sotto: a loro modo sono tutti interessanti, in un caso si è di fronte a un quasi capolavoro, nell'altro a un'operazione sbagliata ma affascinante e nell'altro ancora a una piacevole sorpresa. Questo post potrebbe essere il numero zero di una rubrica sulle uscite in sala che se solo avessi tempo farei ogni giovedì. Per questa settimana ce l'ho, per cui lo metto, poi si vedrà.

Una separazione (Jodaeiye Nader az Simin) di Asghar Farhadi
Farhadi, già regista del notevole About Elly, ha vinto il Festival di Berlino con questo film ambientato come il precedente nel mondo della borghesia di Teheran. Un dramma che da privato diventa civile quando Simin e Nader, marito e moglie prossimi al divorzio, devono affrontare la denuncia per aggressione della loro donna di servizio. In un turbine di parole e movimenti, più versioni dello stesso fatto si sovrappongono e vanno a sbattere contro le regole di una società autoritaria, mettendone in luce le contraddizioni. Farhadi non ci va leggero con il regime iraniano, ma il suo film, più che accusare, mostra le conseguenze di una condizione esistenziale mai del tutto libera: uomini e donne agiscono, sbagliano, attaccano, si difendono, hanno dubbi e fragili certezze, e ogni loro azione si disperde in un caos rumoroso e senza direzione, immagine perfetta della complessità delle relazioni umane e sociali.

Melancholia (id.) di Lars Von Trier
Lo scorso maggio Von Trier ha presentato Melancholia a Cannes, durante la conferenza stampa ha detto quelle cose assurde sul nazismo e del film non si è quasi più parlato. Ora che esce nelle sale arriva finalmente l’occasione per tornare a parlarne. Melancholia è un dramma psicologico e fin troppo simbolico giocato sull’opposizione tra due personaggi femminili molto intensi, due sorelle, una bionda e una bruna, una depressa e una insicura, una spietata come la natura, una fragile come la grazia, che si prendono entrambe un pezzo di film. La prima (Kirsten Dunst) all’inizio, quando rovina la propria festa di matrimonio, la seconda (Charlotte Gainsbourg) dalla metà in poi, quando attende ossessivamente il presunto arrivo dell’apocalisse. A incorniciare il film, un incipit che ne riassume la trama con un’affascinante tecnica digitale tra stop motion e tableau vivant e una revisione finale della sacra famiglia dalla quale si evince la morale del recente cinema di Von Trier: la donna è il futuro dell’uomo, ma il futuro della Terra è il suo annichilimento. E poi, forse, la sua rinascita.

Super (id.) di James Gunn
Abbandonato dalla moglie, il modesto e un po’ sfigato Frank trova una soluzione alla disperazione decidendo di vestire i panni di un supereroe e farsi a notare a forza di azioni valorose. Frank inizia la sua missione confondendo pericolosamente immaginazione e realtà, aiutato da una giovane assistente più folle e scatenata di lui. Commedia indie iperrealista e grottesca, il film, graficamente ispirato al mondo dei fumetti, è una riflessione tutt’altro che scontata sugli effetti della violenza nel cinema e sulla deriva contemporanea della passione per gli eroi della cultura popolare. E con alcune notevoli scelte di sceneggiatura trova pure il modo di imbastire una inattesa storia d’amore e di perdono.

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