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lunedì 20 agosto 2012

Cose successe mentre ero via

Giusto due cose successe mentre ero via, poi con l'inizio della Mostra di Venezia ricomincerò a scrivere sul blog con un po' più di regolarità. Dunque... La rivista inglese Sight & Sound, dopo aver anticipato una decina di giorni fa il risultato delle votazioni per i cento film più belli di sempre, ha pubblicato anche le liste dei critici che hanno votato. Per ciascuno di essi, me compreso, ha creato una pagina apposita in cui compaiono i film votati. Qui, se vi va, c'è la mia pagina. La metterò anche qui a fianco, così, giusto per vantarmi un po'.

Nel frattempo, qualche giorno fa, Melika Bass, bravissima regista e videoartista americana, scoperta lo scorso anno durante la selezione di Onde, e inserita nel programma del Torino Film Festival con il suo splendido cortometraggio Waking Things, un oggetto così puro e limpido da sembrare un ufo nel panorama del cinema americano (un'ambientazione da medioevo, un mondo privo di coordinate temporali e spaziali, una rappresentazione pittorica da realismo ottocentesco), Melika Bass, dicevo, ha girato il video della canzone Varðeldur dei Sigur Ros. Il lavoro fa parte di un progetto legato all'ultimo album del gruppo islandese, Valtari (che dopo aver lasciato da parte al secondo ascolto ora sto riscoprendo con lento e sommo piacere), il cosiddetto Valtari Mystery Film Experiment, che prevede la realizzazione di un video per ciascuna canzone della tracklist, a firma di un regista scelto dal gruppo stesso e lasciato libero di lavorare. Tutti i lavori realizzati finora si possono vedere qui e quello di Melika Bass, ipnotico, solenne, cucito perfettamente sulla solenne malinconia della musica dei Sigur Rós, sta un metro sopra il resto. Qui poi si trova anche un bel articolo sulla realizzazione del video.

giovedì 24 febbraio 2011

127 Hours

Domani esce 127 Hours di Danny Boyle, che in Italia si è già visto al Torino Film Festival e di cui si è già parlato parecchio, sia perché il protagonista James Franco è in questo momento uno degli attori più in vista di Hollywood, sia perché la storia vera che il film ricostruice è decisamente potente. Racconta infatti quello che è accaduto in un giorno d'estate del 2003 ad Aron Ralston, ingegnere con la passione dell'escursionismo che mentre cercava di attraversare il Canyonlands National Park, nello Utah, rimase bloccato al fondo di un'insenatura, con una mano schiacciata da un sasso. Dopo aver cercato inutilmente di liberarsi, al quinto giorno Ralston decise di tagliarsi l'avambraccio e di proseguire la sua marcia in cerca di aiuto. Sopravvissuto, è diventato un caso mediatico, pubblicando il suo bravo libro sull'avventura e soprattutto ottenendo i soldi per recuperare la mano (anzi, le otto mani che ora ha disposizione) con l'impianto di un braccio meccanico. E ora che Boyle ha deciso di fare un film dalla sua storia, Ralston è un vero modello di coraggio e abnegazione, anche se nell'interpretazione del bravissimo Franco a ermergere sono soprattutto le sue caratteristiche fisiche ed emotive, prima l'aria da ingegnere nerd o la sua incoscienza da eroe solitario, poi l'incredulità per l'accaduto e infine le emozioni più forti e spaventose, l'attesa e la paura, la sopravvivenza e il delirio onirico.