Domani esce 127 Hours di Danny Boyle, che in Italia si è già visto al Torino Film Festival e di cui si è già parlato parecchio, sia perché il protagonista James Franco è in questo momento uno degli attori più in vista di Hollywood, sia perché la storia vera che il film ricostruice è decisamente potente. Racconta infatti quello che è accaduto in un giorno d'estate del 2003 ad Aron Ralston, ingegnere con la passione dell'escursionismo che mentre cercava di attraversare il Canyonlands National Park, nello Utah, rimase bloccato al fondo di un'insenatura, con una mano schiacciata da un sasso. Dopo aver cercato inutilmente di liberarsi, al quinto giorno Ralston decise di tagliarsi l'avambraccio e di proseguire la sua marcia in cerca di aiuto. Sopravvissuto, è diventato un caso mediatico, pubblicando il suo bravo libro sull'avventura e soprattutto ottenendo i soldi per recuperare la mano (anzi, le otto mani che ora ha disposizione) con l'impianto di un braccio meccanico. E ora che Boyle ha deciso di fare un film dalla sua storia, Ralston è un vero modello di coraggio e abnegazione, anche se nell'interpretazione del bravissimo Franco a ermergere sono soprattutto le sue caratteristiche fisiche ed emotive, prima l'aria da ingegnere nerd o la sua incoscienza da eroe solitario, poi l'incredulità per l'accaduto e infine le emozioni più forti e spaventose, l'attesa e la paura, la sopravvivenza e il delirio onirico.
Le cose migliori del film stanno proprio nella descrizione, attraverso il volto del protagonista, della sensazione quasi tattile di paura e impotenza, fino ad arrivare al momento della recisione dell'arto, che grazie a degli indovinati effetti sonori rende in maniera ultrasensibile l'inumanità di quel dolore.
Poi, capiamoci, Danny Boyle resta un videoclipparo indecente, riempie il film di effettaci e visioni-flashback per allungare la broda e al momento dell'estasi sceglie nientemeno che questa canzone dei Sigur Ros, che beninteso è bellissima, ma usata in un quel modo elegiaco fa sembrare tutto la pubblicità di una compagnia d'assicurazioni. Ma per quanto uno possa essere prevenuto, il film lascia il segno, il male fisico che racconta te lo ricordi quasi come se fosse il tuo.
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