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mercoledì 4 luglio 2012

Take Shelter (e in più c'è Jessica)

Oggi è apparso sul solito Doppiozero un mio pezzo su Take Shelter, il film di Jeff Nichols di cui lo scorso anno si è molto parlato, soprattutto per segnalare il suo regista come l'astro nascente del cinema americano un po' indie e un po' hollywoodiano, e che venerdì scorso, sull'onda della partecipazione in concorso a Cannes dell'ultimo film di Nichols, Mud (che purtroppo non ho visto), è uscito nelle sale italiane, ovviamente distribuito da una casa che forse nemmeno esiste e in un periodo in cui nessuno se ne potrà accorgere. In ogni caso, in attesa che anche i giornalisti dei quotidiani e soprattutto il pubblico si accorga che Nichols, con tutta la sua giovinezza e la sua inevitabile inesperienza, è uno veramente bravo, Take Shelter resta un film da vedere e rivedere, una specie di teorema su come il cinema classico possa ancora raccontare il nostro tempo. E poi c'è Jessica, ragazzi, c'è Jessica. Chevvelodicoaffare...
Qui sotto, comunque, metto il mio pezzo, che potete trovara anche qui.
Le badlands americane sono piatte e sconfinate, non nascondono nulla, non lasciano via di scampo. Per il cinema sono un luogo iconico in cui dare vita a un fantasma che non si ciba del buio, della sorpresa, dello spavento, ma del loro contrario: la luce, l’attesa, l’ansia che si insinua lentamente. Pensate a Intrigo internazionale, all’aereo dall’alto, a Cary Grant che vede tutto e non sa dove fuggire o nascondersi: ovunque si muova è a tiro, ovunque si giri è solo terra piatta, nessun riparo o quasi. La paura lo circonda, lo soffoca. Sopravvive, certo, ma il ribaltamento di prospettive, il troppo spazio dove fuggire e dunque l’impossibilità di fuggire, generano un trauma soprattutto per lo spettatore.

mercoledì 18 gennaio 2012

Il tempo si è fermato

Venerdì escono tre film diretti da altrettante donne, che parlano di donne e delle donne raccontano la forza di volontà, la tenacia, l'indipendenza. Sono The Help, E adesso dove andiamo e Il sentiero. Sono film femminili, tutt'altro che femministi, e in tre modi differenti rappresentano un'idea di cinema che fa un certo effetto veder riproposta, un po' vecchiotta, molto borghese, rivolta a un pubblico (non necessariamente femminile) adulto e colto, che si sente appagato se assiste a una lezione morale possibilmente intellegibile. The Help, a tal proposito, è un film a suo modo rassicurante, sembra girato l'anno dopo A spasso con Daisy o quello prima di Pomodori verdi fritti, fa pensare che il mondo può anche andare avanti, può girare e cambiare, ma i film importanti, quelli belli lunghi e con il cast figo, quelli che parlano di cose belle e virtuose opposte a cose brutte e cattive, quelli no, quelli sono gli hardcover di Hollywood, vorrebbero rifare il melodramma di una volta, ma si limitano a riproporre storie di emancipazione del singolo a un pubblico appagato e pronto alla facile indignazione. Qui si parla di razzismo nel sud degli Stati Uniti negli anni '60, ci sono le nere coraggiose e gran lavoratrici, le bianche ricche, pigre e stronze, ma pure le bianche buone ed emancipate che aprono la strada all'integrazione razziale (per l'appunto: i tempi cambiano, ma le brutte abitudini degli sceneggiatori americani no). La sola cosa interessante del film sono Bryce Dallas Howard e Jessica Chastain: la prima è un'odiosa donna del sud, razzista e bugiarda, la seconda una pin up oca, dal cuore d'oro e il fisico da urlo (giudicate voi la foto qui sopra). E pensare che per Malick era l'incarnazione della grazia...