Un po' di letteratura italiana, visto che qui sopra non ne ho quasi mai parlato. Per prima ragione perché (colpevolmente) leggo solo autori stranieri e poi perché certe volte parlare di letteratura italiana significa in realtà non parlare di letteratura italiana. O parlare di gente che dovrebbe contribuire alla sua crescita e invece non fa altro che intervenire praticamente ovunque e su qualsiasi argomento (tipo qui, tanto per tornare sulla questione Zalone). Lo spunto comunque me lo danno una galleria fotografica e un articolo dell'Espresso, in cui si fa una carrellata delle giovani scrittrici italiane emergenti seguite al successo di Acciaio di Silvia Avallone. Quando si arriva a parlare di Barbara di Gregorio, autrice dell'opera prima Le giostre sono per gli scemi, le due righine di commento citano il suo editor per Rizzoli, Michele Rossi, il quale la definisce "la nuova Avallone" (siamo alle solite, dunque. Non solo al cinema, ma pure in letteratura dopo un solo lavoro sei un autore: bene!) e giudica il suo romanzo "il meno italiano pubblicato in Italia negli ultimi anni". Appunto, il meno italiano. E poi uno si chiede perché non legge romanzi italiani (fatte le dovute eccezioni, naturalmente) e perché mai eliminare l'italianità dovrebbe essere un pregio.