mercoledì 30 giugno 2010

Il paese dello spaesamento

Il pretesto è la morte del povero Taricone, un brav'uomo dalla faccia onesta che aveva come unico pregio quello di essere meno stronzo di ciò che la tv aveva tramandato. Ma è un pretesto, ripeto. Quello di cui vorrei parlare è una cosa che mi è venuta in mente leggendo il ricordo che ne ha fatto Marco Simoni sul Post. Anche lui usa la morte di "O animale" come pretesto, perché in realtà vuole parlare di un altro morto, uno che non conoscevo, un senatore americano chiamato Robert Byrd, spentosi molto anziano dopo parecchie legislature e soprattutto dopo essere passato dal razzismo del KKK in gioventù al sostengo a Obama in vecchiaia. Un uomo, questo Byrd, che si è assunto la responsabilità delle sue azioni e ha rappresentato nel bene e nel male, in una vita "lunga, maestosa e piena di cose significative", l'idea stessa dell'America, un paese, dice Simoni, "che è sempre a disposizione dei suoi cittadini".

Ecco, è questa espressione che mi ha fatto riflettere e che forse spiega il perché alla fine, gira e rigira, da volerlo o no, si finisce sempre per parlare di loro, dei "maledetti vi amerò" americani, della loro musica, del loro cinema, dei loro libri, da parlarne bene a parlarne male, da essere anti o pro, incazzati o ammirati, estasiati o disgustati. L'America è a disposizione del mondo, è paradossalmente onesta, non inganna, ammette i propri orrori e offre la possibilità di porvi rimedio. Questo, naturalmente, a livello ideale, ché sappiamo bene che ci vive e non ha i soldi per farlo in maniera decente crolla come nessuno, qui da noi, nell'Europa dell'ex welfare, non succederà mai (o non ancora).

L'Italia, al contrario, è un paese spaesato, come dice Giorgio Vasta in un libro uscito da poco, che si chiama non a caso Spaesamento, è un mondo rassegnato, percorso da eventi e fratture, mai nulla di collegato, collettivo, privato eppure comune. Forse per questo Taricone piaceva tanto: perché la sua faccia era l'idae di qualcosa che non abbiamo ma di cui abbiamo bisogno, l'unione di normalità e fierezza, nel mondo anormale e sputtanato dello spettacolo che sta sotto i nostri occhi incapaci di vedere: in un certo senso, rappresentava una conquista e una speranza, l'idea che il cuore del paese fosse più vicino di quanto pensiamo.

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