Lo osservai intensamente, come per la prima volta, e continuai ad aspettare che nella testa mi si formassero altri pensieri. Ma non ne arrivarono più, nessun altro pensiero tranne questo: che dovevo fissarmelo nella memoria per quando fosse morto. Forse gli avrebbe impedito di sbiadire e diventare etereo col passare degli anni. «Devo ricordare con precisione, - mi dissi, - ricordare ogni cosa con precisione, in modo che quando se ne sarà andato io possa ricreare il padre che ha creato me». Non devi dimenticare nulla.
domenica 21 agosto 2011
Memoria esterna
C'è un mio amico che ha un blog. Memoria esterna, si chiama. Lo trovate nella colonna destra qui sotto. E' un blog di memorie, di racconti di ricordi, di ricordi che nascono da fotografie seppiate e sbiadite. Una cosa molto intima, eppure a suo modo universale, perché il legame che abbiamo con le immagini è soprattutto affettivo e tutti proviamo affetto per delle immagini. Non solo perché è tenuto dal mio amico, Memoria esterna è un bel blog. E il post comparso oggi è di quelli che meritano di essere citati anche da chi solitamente in un blog parla d'altro. Perché è un pezzo commovente, perché è vero, perché parla di Roth e di quel capolavoro mai abbastanza ricordato che è Patrimonio. Le sue parole non le cito, mi limito a linkarle. Però metto il passaggio citato in cui Roth parla del padre poco prima che questi se ne vada, mentre si trova accanto al letto di morte:
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