venerdì 19 agosto 2011
Someway baby, it's part of me
Oggi è uscito il video di Holocene di Bon Iver, canzone di cui ho parlato parecchio, che qualche settimana ho postato in relazione a un evento e che al momento reputo la cosa più bella sentita nel 2011, malinconica e struggente, con un asolo sporco di sax che mette i brividi. Il video è l'esatta esemplificazione di quello che è oggi un video: leccato, rallentato, affascinato dalla maestosa grandezza della natura (siamo in Islanda) e, all'opposto, dall'infinita profondità del minuto animo umano (c'è un bambino che vaga per paesaggi nordici incontaminati). E' perfetto per l'emozione contemporanea suscitate dalla canzone, quella perdita, anche di fronte a una vita così giovane, di un rapporto immediato con la realtà, sempre vista come un altrove irraggiungibile, anche e soprattutto di fronte alla concrettezza della natura. Holocene, e qui stanno la bellezza e la tragica modernità, racchiude la disperazione intellettuale di gran parte della musica indie di oggi, scritta forse con troppa consapevolezza e abilità, forse, ancora, reduce da troppe stagioni di capisaldi e distruzioni per essere veramente autentica, ma proprio per questo perfetta per i tempi che viviamo, protesi come siamo verso un futuro incerto e così spaventati dal presente da rinchiuderci in un passato fumoso. Comunque, andatevelo a vedere: se fosse la scena di un film sarebbe da buttare, ma come video funziona.
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