giovedì 27 gennaio 2011

Il discorso del re

Esce domani Il discorso del re di Tom Hooper, il film che solo l'altro giorno ha raccolto una gragnuola di nominations agli Oscar e nel settembre scorso ha vinto il Festival di Toronto. Come si diceva qui, è un classico prodotto di questa parte della stagione, fatto apposta per l'Oscar appunto, borghese e ben educato, recitato da dio (e in questo caso il doppiaggio è da criminali, perché è un vero piacere ascoltare l'inglese di Firth e Rush) e diretto dall'anonimo regista con piglio da primo della classe che lavora per il padrone. E' un film che non fa male a nessuno, salvo spacciare per buono e giusto il diritto di ogni re a guadagnarsi la propria regalità, come se la regalità fosse un valore e non un privilegio toccato in sorte a pochi fortunati. Di contro, però, bisogna ammettere che il discorso di Giorgio V sul mestiere di re nell'era della comunicazione di massa non è affatto male, con la radio che alla vigilia della Seconda guerra mondiale ha portato la democrazia nelle case e costretto i regali a fare qualcosa in più di starsene con la schiena diritta a cavallo: li ha costretti, cioè, a invadere il quotidiano di ogni individuo, a lisciar il pelo al popolo per conquistarsi la fiducia, diventando così la "più abietta delle figure sociali", dice il re, l'attore.

Per il resto il film procede da sé, con il nitore del digitale che sostituisce la grana spessa della pellicola e con due attori strepitosi (anzi tre, visto che Helena Bonham Carter non è da meno) che si prendono giustamente tutte le attenzioni. La struttura inoltre è la solita che va di moda di questi tempi, con un iniziale caduta del protagonista, il difficile apprendistato del dolore, la vittoria su stessi e infine la prova finale che rimette le cose a posto. The Fighter e Black Swan, per fare il caso di altri due film candidati all'Oscar, sono costruiti nello stesso modo. Per questo, o anche solo solo per questo, un'opera piena di idee e diramazioni come Inception dovrebbe essere considerata mille volte meglio.

3 commenti:

  1. beh, io non ho visto 'sto re e non penso di vederlo, perché è come se l'avessi già visto. ma è chiaro che è imparagonabile a Inception...
    è come paragonare il quadretto delle rassicuranti e pastellose mostre della domenica sul lungomare in liguria a un quadro di pollock...

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  2. Illuminante come al solito, ma poi un giorno mi spieghi perché Inception ti pare interessante?
    Marco

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  3. Ne ho parlato qui, sempre su questo blog.

    http://anareneblog.blogspot.com/2010/10/ecco-perche-penso-che-inception-sia-un.html

    La versione lunga del pezzo la si può trovare, poi, sul n. 498 di Cineforum.
    ciao!

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