martedì 12 ottobre 2010

L'etichetta indie e la voglia di maestri

Ieri il solito Pitchfork ha annunciato il passaggio di Iron & Wine, uno dei nomi simbolo dell'indie americano, alla Warner Bros e alla 4AD. In pratica tutto quello che uno potrebbe desiderare, l'unione tra una delle major più potenti e la label indie per eccellenza. Una notizia di per sé trascurabile, ma che la dice lunga su quanto l'espressione indie sia indefinita e sostanzialmente inutile, da tempo passata a indicare non più una situazione produttiva, ma uno mood artistico, un suono anche in questo caso indefinito ma piuttosto riconoscibile. Qualcuno forse dovrebbe cominciare a fare una mappatura dei suoni, delle influenze e delle caratteristiche dell'indie, naturalmente partendo dagli artisti (ormai una valanga) etichettati in quanto tali. Per esempio, se mai dovessi fare una cosa del genere, potrei subito dire che nel mondo indie, un po' come succede in quello dei festival cinematografici, si è artisti e autori già dopo un solo album. E magari dopo tre o quattro, se non hai saputo confermarti, se non hai avuto fortuna o hai provato a cambiare, sei già fottuto.

Sta succendo con gli Interpol, che dopo il fiasco dell'ultimo album vengono maltrattati da tutti, e potrebbe capitare, chissà, anche con Iron and Wine (in realtà Samuel Beam), che tre anni fa con un solo album, The Shepherd's Dog, conquistò con merito il cuore degli indiefoli, senza però fare nulla di più che riprendere chili e chili di tradizioni folk e brit (proprio i Belle and Sebastian di ieri) con canzoni soffici e delicate. Da allora lo si considera un autore, un modello, e se capita uno che lo ricorda se ne parla come di "uno che sembra Iron and Wine".

Inutile dire che tutto questo è esagerato. Come si fa a crescere artisticamente quando dopo un solo album o film sei già un modello? E ripensando ancora a The Age of Adz, come si fa a criticare la sposmodica, rabbiosa, disperata ricerca di un cambiamento gridando al pasticcio o al tradimento, come si legge in tante recensioni (per fortuna abbastanza bilanciate da altre più intelligenti)? Abbiamo davvero voglia di riforme e di svolte oppure ci culliamo in quello che già conosciamo? Perché abbiamo così bisogno di individuare maestri e poi limitarci a esaltarli o divertirci a demolirli? L'arte non dovrebbe essere una cosa viva, dunque mutevole?

Vabbe'... resta comunque il fatto che The Shepherd's Dog è un album meraviglioso, e magari lo sarà altrettanto l'imminente Kiss Each Other Clean, in uscita a gennaio 2011.

2 commenti:

  1. sto leggendo un libro di Gardner, autore della teoria delle intelligenze multiple, che in 'sto libro analizza la creatività, il rapp tra creatore-pubblico-codice di appartenenza, più dal pdv psico, dato che è uno psicologo, ma cmq lo puoi mettere più sul piano sociologico, ecc.
    fatto sta che l'artista, appena viene riconosciuto, tenderà a confermare quello che la critica si attende, e raramente varierà, perché si dice - più o meno inconsciamente - perché sto a varià, se adesso ho avuto l'approvazione? insomma, si crea spesso qc di sotto-tono, a meno di avere una forza tale da emergere dal sistema fagocitante approvante e fare sgt peppers, in utero, kid a, il don giovanni, o quello che ti pare...

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  2. a questo punto - un po' in tutte le forme d'espressione - la domanda è: prima l'uovo o la gallina? l'arte crea una critica a misura di sé, la critica crea la tendenza artistica che vuole, oscurando tutti i movimenti non conformi?

    dato che tu il critico lo fai di mestiere, è una domanda che ti sarai posto, chissà. il fatto che tu selezioni un certo film porterà a una certa tendenza di fare film?
    se il regista che viene preso per quel festival "fallisce" con un altro film che viene scartato allo stesso festival, andrà avanti per la sua strada o la prox volta ripresenterà uno stile-forma ecc più vicino al film che era stato accettato?

    se il bambino viene punito in un comportamento e approvato in un altro, come si comporterà col genitore la volta dopo?

    se trasgredirà lo farà con dei costi affettivi alti, perché ci tiene veramente tanto, perché non ne può fare a meno?
    ma quanti lo fanno, quanti hanno bisogno di mangiare e quindi si conformeranno?
    o semplicem: è più forte la voglia di fare qc in cui si crede o il bisogno di fare qc che venga approvato?

    bla bla bla...

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