"la realtà è rovesciata rispetto a come viene disegnata dai media tradizionali, che le fesserie che circolano in rete discendono dalle fesserie che abbiamo creato fuori dalla rete, che il peggio delle bufale online e degli allarmi infondati e della violenza verbale, internet lo impara dai media tradizionali, che quello che succede in rete è creato da persone in carne e ossa i cui modelli sono quelli del mondo “esterno” (se ancora esiste una distinzione): la politica, i giornali, la tv".Ecco l'espressione chiave, "mondo esterno". Per la stampa di prima classe, ie soprattutto per Repubblica, è la rete a rappresentare un mondo esterno: un universo semisconosciuto da osservare con distacco e ironia, un fiume in cui immergere per bene i piedi, salvo poi asciugarseli immediatamente. Tirare il sasso a Lindsay Lohan o Pippa Middleton, e poi togliere la mano. Citare il blog di gossip che ha fatto la porcata e nascondersi dietro espressioni quali "la rete", "gli intenauti", "il popolo del web", come se riportare una notizia (o più sovente una non notizia) data da altri non fosse uguale a darla da sé.
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domenica 25 settembre 2011
La giusta distanza
Ieri ho letto questo bell'intervento di Luca Sofri sul suo blog, a proposito della pubblicazione on line della liste di politici gay e soprattutto sull'incosistenza della notizia, diffusa in modo più o meno pruriginoso, più o meno disinformato, dai maggiori quotidiani on line. Un passaggio del ragionamento di Sofri, supportato dalle parole di Michele Serra (sempre su Repubblica, ma su carta: e la distinzione è proprio il nocciolo del problema), è a mio modo di vedere fondamentale. Sofri parla del rovesciamento operato dalla stampa cartacea rispetto a quella on line, sostenendo che
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