
Domenica era il 25 aprile e di parole se ne sono spese tante. Nel
posto in cui ero io, a un certo punto due attori si sono messi a leggere racconti di ragazzi delle scuole con un tono teatrale assolutamente fuori luogo. L'imbarazzo che provavo per loro e l'estraneità della situazione mi a ha fatto pensare a
David Foster Wallace e a quello che ha scritto nel saggio
Autorità e uso della lingua (in
Considera l'aragosta). La riflessione è di quelle che secondo me sono fondamentali: in che modo essere democratici quando si parla? Come usare la retorica in modo democratico? E cioè, come fare in modo che il nostro linguaggio sia inattaccabile?