Oggi che è la festa delle donne esce eccezionalmente di giovedì un film dedicato a una donna eccezionale: Ah Tao, l'anziana e dolcissima governante protagonista di uno dei film più belli dell'anno, il piccolo grande capolavoro A Simple Life. Ne ho già scritto tempo fa da Venezia, dove probabilmente avrebbe vinto il Leone d'oro se non fosse stato per il Faust di Sokurov, e il fatto che nel frattempo abbia trovato la via della sala (grazie alla Tucker Film) è davvero una bella notizia. Sarebbe altrettanto bello poter scrivere "andate a vederlo", ma siccome esce in un numero esiguo di copie sarà difficile scovarlo al di fuori delle grandi città. In ogni caso, cercate di recuperarlo e se vi va leggete qui sotto il pezzo da Venezia con un po' di ritocchi.
A Simple Life di Ann Hui racconta la storia vera del rapporto d'affetto tra un produttore cinematografico e la domestica settantenne al servizio della sua famiglia. Un lavoro minimale nello stile ma non nell'ispirazione, scandito dagli incontri tra un uomo in carriera e di buon cuore e una donna nata per accudire persone più ricche e ambiziose. Il film non ha scossoni, ha una fotografia limpida al servizio del digitale, non ha progressione narrativa se non lo scorrere del tempo e il degenerare fisico della donna e declina dolcemente verso la fine di una vita degna di essere vissuta. La semplicità dell'operazione è in realtà il segno della sua forza, poiché il rapporto umano che racconta non ha nulla di gratuito (non ci si dimentica mai, infatti, della differenza sociale tra i due protagonisti) ma al contrario, grazie a una onestà di fondo mai in discussione, costruisce passo dopo passo un elogio della volontà e della gentilezza d'animo. A Simple Life parla della responsabilità dei sentimenti, dell'amore come obbligo prima di tutto verso gli altri: e lo fa con una voce così umana, così vera e spontanea da sfiorare l'astrazione pura. Chapeau, signora Ann Hui.
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