lunedì 13 febbraio 2012

Son of No One

L'enfant d'en haut di Ursula Meier e' il secondo film degno di stare in concorso visto finora alla Berlinale. Ed essendo lunedi', a meta' festival cioe', non e' proprio una gran bella cosa per la Berlinale.... La regista Ursula Meier ambienta una sorta di 400 colpi moderno sulle montagne della Svizzera, sugli impianti sciistici dove i ricchi vanno a divertirsi e i poveri come Simon, il protagonista preadolescente del film, va a rubare accessori vari (sci, occhiali, guanti, a volte pure del cibo) per poi rivenderli. Simon vive con la sorella maggiore, che ha una ventina d'anni, che e' bellissima, ma e' squinternata, totalmente incapace di badare a se stessa. Tra fratello e sorella c'e' un insano rapporto di dipendenza, con il piccolo a gestire la grande in una casa minuscola e disordinata, dove la macchina da presa sembra una presenza di troppo, mobile e ingombrante. Fino a quando, almeno, Simon dice una frase di troppo e la realta' vista fino a quel momento viene completamente ribaltata, con i personaggi che mutano di segno e portano la relazione tra il ragazzino e la sorella su un altro piano, molto piu' grave. Merito di una sceneggiatura precisa e mai sbavata, di un modo di filmare i corpi che non lascia nulla al sentimentalismo, ma prepara lo spettatore a un colpo di scena scioccante eppure quieto, non insistito. Niente dramma, niente compassione, solo uno sguardo ravvicinato e delicato, che filma la verita' dei rapporti umani e prova a trovare un senso al continuo vagare di Simon, figlio di nessuno in un mondo indifferente e distante.

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