Mentre il concorso della Berlinale langue, con i Taviani che fanno i Taviani, brechtiani e giusti masaicheppalle, e con Barbara di Christian Petzold che e' un monumento di medieta' cinematografica, ieri al Forum sono passati due film interessanti. L'americano For Ellen di So Yong Kim, classico indie film su un musicista distrutto che cerca di riallacciare il rapporto con la figlia ancora bambina, e l'iraniano Paziraie Sadeh (Modest Reception), sorprendente racconto di carita' e colpa sul potere del denaro e sulla colpa di lo possiede. La cosa interessante di For Ellen e' la precisione con cui tratteggia il protagonista, un rocker fuori dal mondo che non ha nulla di nuovo, ma ha qualcosa di potente e di diverso rispetto alle persone normali che lo circondano. Paul Dano, l'attore protagonista, e' costantemente soffocato dalla macchina da presa, non ha quasi mai la liberazione di un controcampo, a parte quando incontra la figlia e trova per un attimo, e a fatica, un ruolo nella societa'. Naturalmente per lui la felcita' dura poco, il dolore e' la sua condizione naturale, ma il film si conclude con una bella e inattesa citazione da Cinque pezzi facili di Rafelson (ecco da dove viene gran parte del cinema indie di oggi) e con Sorrow dei National (ovvio no...): per pochi minuti di film non potevo chiedere di piu'.
Paziraie Sadeh sorprende invece per la tenuta di una storia che all'inizio potrebe sembrare uno sketch da reality show: il tono e' quello della commedia, il ritmo quello di una comica, ma senza preoccuparsi di avere una costruzione solida e procedendo invece per strattonim, il film alterna, o meglio fonde, risata e tragedia, con borsate di denaro a incombere sulla serenita' del persone e sul loro desiderio di sbarazzarsene. Un film al contrario di come va il mondo, che gira e gira e gira e trova una soluzione (il denaro almeno all'inizio e' sempra una soluzione), salvo poi dissolversi nel nulla.
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