venerdì 29 aprile 2011

New York

Con una canzone dei National avevo scritto l'ultimo post di questo blog, prima di partire per New York. Ora che sono tornato ne metto un'altra, questa, che di quella città dice l'unica cosa che c'è da dire: now there's no leaving New York. Anche se poi, leggendo Libertà di Franzen, ho trovato tutto ciò che di inavvicinabile e precluso rappresenta per chi non ha la fortuna di viverci: "Certo", scrive la protagonista a proposito della sua famiglia newyorchese e odiosa, "New York era il posto dove tutti volevano stare. Quel fatto era la base della tracotanza della sua famiglia, la piattaforma da cui si poteva ridicolizzare tutto il resto, la garanzia di sofisticatezza adulta che procurava loro il diritto di comportarsi da bambini. [...] La sua famiglia si era appropriata di New York e non l'avrebbe mai ceduta" (Jonathan Franze, Liberta, p. 136). New York è così. So far.

2 commenti:

  1. Un parere su Franzen lo leggerei volentieri

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  2. Ciao,
    non sono ancora a metà libro, però devo dire che mi piace molto. Come già nelle Correzioni mi sembra che Franzen sia soprattutto un grande scrittore di intrichi amorosi, un cantore della depressione cronica; ma questa volta, dalle pagine che finora ho letto, mi sembra che dietro la sua scrittura ariosa e poderosa ci siano delle sfumature e delle profondità difficilissime da raggiungere.

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