venerdì 18 marzo 2011

Sorelle mai

Sorelle mai di Bellocchio, che è uscito oggi nei cinema (mica in tanti, però, e solo nelle grandi città, per cui chi vive in provincia si tenga la voglia di vederlo, se mai l'avesse, e aspetti di scaricarlo o vederlo in divudì), Sorelle mai di Bellocchio, dicevo, è una specie di esercizio temporale applicato al cinema, un film a puntate cresciuto negli anni seguendo il ritmo dei giorni e soprattutto della disponibilità che il  regista e i suoi studenti di cinema avevano per realizzarlo, con scene girate al ritmo di una all'anno a partire dal '99 o giù di lì e con le dinamiche affettive di un tipico interno bellocchiesco a tenere in piedi l'esile filo del racconto. Il film è girato a Bobbio, città natale di Bellocchio, e gli eventi che racconta sembrano naturalmente venuti fuori dai Pugni in tasca, con la realtà che scavalca la finzione e mischia figli e parenti ad attori e attrice professioniste, con Pier Giorgio Bellocchio che interpreta un personaggio esagitato e incazzoso come lui, con le solite zie beghine che fanno morir dal ridere e insieme mettono un'inquietudine pelosa da Emilia paranoica e con lo zio impagabile, il grande Gianni Schicchi, che si regala un finale quasi operistico, pessimista e insieme tragico, unico segno veramente cinematografico, magari pure un po' vezzoso, con cui Bellocchio firma questo suo film estemporaneo e forse incomprensibile per chi non ne conosce l'universo creativo. Per chi ne avesse dimistichezza, invece, si tratta dell'ennesima ma sempre salutare passeggiata nel delirio delle sue ossessioni sulla borghesia: chi ha lasciato, ha lasciato tanti anni fa, chi continua a prendere trova ancora le sue soddisfazioni.

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