mercoledì 27 ottobre 2010

Ritorno al passato

Solo per oggi, in circa cento cinema italiani, verrà proiettata la versione rimasterizzata di Ritorno al futuro: un modo per celebrare i 25 anni dal film, dopo che in America non parlano altro da giorni, manco stessero celebrando un armistizio. Ci risiamo, insomma, gli '80 sono di nuovo qui, o meglio è di nuovo qui la nostalgia di quella stagione, l'innocenza che ci sembra di riconoscere nello sguardo di allora, nelle previsioni che al tempo, specie nella seconda puntata della saga (con le macchine volanti e le tute argentate), si facevano su quel futuro che oggi è già passato. Ritorno al futuro era ed è rimasto un film eccezionale, un esempio in piena salute di come Hollywood sappia costruire storie avventurose da manuale e di come alla base di ogni narrazione ci metta sempre il sacrosanto complesso di Edipo. Il bacio che il povero Marty non riesce a dare alla fidanzata nei primi minuti del film, e che finisce per stampare sulle labbra della madre verso la fine, è uno dei simboli più lampanti della perversione del cinema americano: la testimonianza, camuffata da romanticheria, di come quella società benestante e nostalgica si fondi su una specie di naturale e innominabile tradimento.

Per questo motivo, per l'intelligenza, la finezza e la sottile complessità che non si trovano più nel cinema per teenager di oggi, che pure è figlio della rivoluzione del gusto popolare di quegli anni, si potrebbe avere nostalgia di un film come Ritorno al futuro. Tutto il resto, invece, è sacrosanto marketing, moda vintage e rifugi dell'immaginario contemporaneo in forme riconoscibili e rassicuranti. A quanto pare è ciò di cui abbiamo più bisogno.

3 commenti:

  1. Cinema a parte, a me fa un po' ridere questa nostalgia per gli anni Ottanta, perché penso che quando noi eravamo adolescenti, a metà anni Novanta, nominare gli anni Ottanta era un po' come dire "cacca di cane" (soprattutto in termini di musica e di stili). In larga parte eravamo in errore (se ci penso, la maggior parte della musica che amo proviene da quegli anni, sebbene non necessariamente suoni "anniottanta"), e per di più vittime dello stesso meccanismo di marketing che esige che tutto sia da rigettare appena girato l'angolo, almeno finché qualcuno non ci dirà che è abbastaza stagionato da essere vintage, e allora lo si riesuma in forma semplificata.

    RispondiElimina
  2. @Giacomo. Nel tuo commento hai riassunto uno dei motivi per cui qui sopra mi sbatto tanto a parlare di nostalgia e mitologia contemporanea. Perché non scrivo qualcosa pure tu ogni tanto?

    RispondiElimina