martedì 26 ottobre 2010

I'm Here di Spike Jonze

All'inizio di quest'anno il regista americano Spike Jonze ha realizzato un cortometraggio dal titolo I'm Here. L'ha presentato al Sundance, a Berlino e a un paio d'altri festival e poi l'ha messo in rete a questo indirizzo. Dopo qualche tempo che il film era sul web, i gestori del sito si sono però accorti che aveva troppe richiesta di streaming e per risolvere il problema hanno avuto la pensata geniale: inventarsi dei posti a sedere virtuali. Vale a dire che se oggi qualche utente vuole vedere I'm Here, va ancora sul sito ufficiale del film, ma invece di avere lo streaming immediato prenota il posto e aspetta che parta la proiezione (ce n'è una ogni due ore). Se poi per caso capita in un momento in cui non si proietta niente, quello che vede è l'ingresso di un cinema di città, con le locandine e il titolo del film scritto con le lettere rosse sullo sfondo bianco dei neon. In questi giorni, inoltre, è uscita anche la colonna sonora del film, che è decisamente bella, decisamente indie e, trattandosi di Jonze, pure decisamente fighetta, con guru della musica elettronica come Gui Boratto e Sam Spiegel e con una vecchia, bellissima canzone degli Animal Collective.

Insomma: di fronte a cotanto profluvio di idee postmoderne per una nuova diffusione del cinema suona quasi superfluo dire se il film sia bello o brutto. E infatti io sono capitato al cinema in un momento in cui non davano niente e allora mi sono limitato a prenotare il posto. Ma importa davvero se il film valga o meno? Interessa ancora a qualcuno, dopo che tutte queste particolarità della rete hanno divertito l'utente non più spettatore? Qui siamo oltre la vecchia storia del medium che è il messaggio: siamo al superfluo che si è mangiato il messaggio e se continua così finirà pure per rendere secondario il medium.

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