domenica 17 ottobre 2010

Propriamente e per la prima volta da anni e anni

Oggi è domenica, è autunno, fa freddo, nella mia città c'è già quella nebbiolina che viene a dirti che non hai più scampo, che per almeno quattro mesi il tempo si farà gli affari suoi. Allora mi metto sul divano, apro il libro che sto leggendo, La scopa del sistema di Foster Wallace (in ritardo su tutti, lo so, ma sempre meglio che mai) e a pagina 84 trovo parole troppo belle per non trascriverle.
"Scivolai sul pavimento di marmo scuro iscurito dall'ombra e affiorai nella luce bianca della lampada da tavolo posta sul bancone del centralino. Lenore alzò lo sguardo e sorrise e riabbassò lo sguardo sul libro. Non stava leggendo. Dalla gigantesca finestra alta sulla cabina scaturì un'esile cuspide di luce bianco-arancione di tramonto clevelandino salvata per un istante e piegata intorno all'oscurità dell'Erieview da una nuba meno inchimichita delle altre, e piovve come segnale di faro sulla morbida chiazza di crema proprio sotto l'orecchio destro di Lenore, sulla gola. Ancora in trance mi chinai e poggia delicatamente le labbra sul punto indicatomi dalla luce. L'improvviso destarsi del centralino era il pulsare del mio cuore, ormai racchiuso nella borsa di Lenore.

E Lenore Beadsman lentamene sollevò la mano destra e le fece risalire il mio collo, dove mi avviluppò mascella e guancia in un esitante torpore, le lunghe dita delle unghie rosicchiate tenendomi fermo contro la sua gola, incoraggianti, la sua testa adesso china a farmi sentire sulle labbra l'esile rombo di un'arteria. Io visi, propriamente e per la prima volta da anni e anni, in quell'istante. Lenore disse "Frequent & Vigorous" nella cornetta che reggeva con la mano sinistra, lo sguardo affondato nell'abbordante buio. La magia di quella sera fu che la magia abbia retto".
Come ha scritto Bartezaghi a proposito di Wallace e del suo triste suicidio, nella prefazione dell'edizione di Einaudi che sto leggendo, "...in tanti ci si è chiesti quando sarà possibile tornare a leggere le sue opere senza pensarci, senza dare troppo peso ai presagi di cui ora sembrano pullulare".

1 commento:

  1. sei irrimediabilmente da melò.
    ti voglio bene, nonostante - e per - questo...

    fine del doppio inciso

    g

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