sabato 16 ottobre 2010

Il piacere solipsistico dell'incazzatura confermata

Ogni tanto leggo il post The Classifica sul blog fighettone Macchienera. Lo scrive Paolo Madeddu commentando i dischi più venduti della settimana in Italia. A parte il fatto che mi riporta alla mia infanzia, quando il sabato prima di pranzo ascoltavo l'hit parade alla radio, mi diverte lo stile snobbino dell'autore, che scrive con ironia, rabbia e sconsolatezza di quello che la gente ascolta, o meglio di quello che il mercato le dice di ascoltare. Per esempio, trovo geniali le espressioni "disco per la zia" e "disco per lo zio" per gli ultimi di Allevi e Santana, mentre scopro un certo piacere ombelicale nel leggere questo passaggio (i grassetti sono nel testo):
Vi sovraccarico di un’ultima annotazione alla Mario Sconcerti: nella seconda metà della top 100 ci sono dischi molto recenti di band diverse ma rilevanti di pop-rock contemporaneo (Interpol, Hurts, Arcade Fire). Davanti a loro, nella prima parte della top 100 ci sono raccolte di successi nemmeno nuovissime dei già citati Guccini e John Lennon, ma anche di Cremonini, MiticoLiga, Led Zeppelin, Doors, Smiths, Mia Martini, Simple Minds. Più i live di MiticoVasco, Litfiba, Renato Zero, Ornella Vanoni.
Niente di strano, tutto normale. La musica vecchia vende, quella nuova no e io mi tengo l'incazzatura. Dovrei mettere trecento link alle pagine in cui ho parlato di questa cosa (relativa anche al cinema, ma soprattutto alla musica). Scusate il solipsismo, ma nel piccolo di questo blog si tratta della conferma commerciale di una delle ragioni che mi hanno portato ad aprirlo.

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