mercoledì 6 ottobre 2010

Anticipazioni e inutilità varie

Domani mattina verranno annunciati il Premio Nobel per la letteratura e il programma della Festival di Roma. Non che i due eventi abbiano qualcosa in comune o la stessa importanza, ma da qualche giorno sulla rete è un gran fioccare di ipotesi, previsioni e pezzi arrischiati. Qui, per esempio, Il post prova a tirare le fila delle quotazioni degli scommettitori, i quali danno per favorito il poeta svedese Tomas Tranströmer, su cui ammetto tutta la mia ignoranza, e includono pure gente nota come Murakami, Pynchon o McCarthy, escludendo per una volta Roth, ché tanto si è capito che non lo vincerà mai sto Nobel e allora tanto vale mettersi l'anima in pace. Un'esclusione, stando a quanto si legge qui, è pure quella che brucia di più al festival di Roma, dove nemmeno questa volta comparirà Tree of Life di Malick, che ormai è il magico tricorno del cinema contemporaneo, il film sognato fantastico inesistente che probabilmente non è mai stato girato oppure chi vi ha lavorato è stato ucciso perché non ne parlasse e non dicesse quando cacchio uscirà.

In ogni caso, Roma ha già esaurito la spinta innovativa e propulsiva con cui irruppe nel panorama festivaliero ormai tre anni fa: in quattro edizioni, a onor di cronaca per colpe non del tutto sue, si è trasformato in un evento da spatusso di serie A a una succursale di festival anglosassoni, ora costretta pure a diminuire la pattuglia degli italiani, vista la bulimia mulleriana di Venezia. I nomi che al momento si fanno non promettono un granché, ma non è detto che non salti fuori qualche sorpresa.

In fondo gli articoli premonitori o le previsioni sono fatti per essere smentiti: la cosa sarebbe anche normale, se non fosse che ormai quotidiani, tg e siti pullulano più di articoli e servizi "pre" (e l'Oscar? L'Oscar a chi lo danno quest'anno? E' vero che ha già vinto The Social Network?) che di resoconti "durante" o "post". E' una specie di sindrome da sabato del villaggio che colpisce chiunque, che serve a far felici gli uffici stampa (e dunque i giornalisti che fanno il pezzetto), a rendere più voluminose le rassegne stampa da presentare all'assessore e a riempire pagine che altrimenti non si saprebbe come riempire. Tipo questo blog con il post di oggi, visto che, rifiutandomi di scrivere pure io sul coming out di Tiziano Ferro, non avevo proprio idea di cosa cacchio parlare.

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