mercoledì 15 settembre 2010

Boardwalk Empire

Domenica prossima in America andrà in onda la prima puntata di Boardwalk Empire, l'attesa serie tv ambientata durante il proibizionismo il cui pilot è stato diretto da Scorsese. Per l'occasione, la scorsa settimana lo stesso Scorsese ha redatto per il Daily Beast la lista dei suoi quindici gangster movie preferiti. Qui li trovate tutti: ci sono i classici Nemico pubblico e Scarface, ma anche i piccoli, bellissimi e dimenticati film hollywoodiani che solo Scorsese ha saputo far conoscer e amare, come Le forze del male o La città del vizio. A conti fatti è proprio questa la sua straordinaria grandezza, anche ora che non gira più film come un tempo: essere un innamorato che fa innamorare del suo amore. Il suo Viaggio personale nel cinema americano rimane una delle più belle lezioni di cinema di sempre, pari a quelle di Godard o addirittura superiore non tanto per la lucidità (mi verrebbe da dire che, essendo americano, Scorsese non è un intellettuale), ma per la passione che trasmette, per la conoscenza che condivide con gli spettatori. Per me è un film commovente e tutti lo dovrebbero vedere per capire cosa significa amare qualcuno o qualcosa (qui lo si trova tutto).


In ogni caso, l'arrivo del primo tv movie, l'avvio delle riprese del prossimo film, la presentazione a Venezia della lettera a Kazan, il progetto su Sinatra finalmente partito e una miriadi di altre idee nel cassetto, non fanno che confermare le due anime di Scorsese, con cui abbiamo ormai imparato a convivere: da un lato l'instancabile cineasta che ha il coraggio di cambiare (la tv, il 3D, il documentario) e che, come ha dichiarato recentemente, non sa immaginarsi senza un film tra le mani, e dall'altro il regista invecchiato che rincorre i tempi per restare a galla (anche lui la tv, il 3D, il documentario!) o che si butta sulla storia per confermare di essere il più grande cinefilo mai passato dietro la macchina da presa, in mancanza, purtroppo, di una vera ispirazione.

Sono le due facce della stessa medaglia e naturalmente hanno a che fare con la fine del cinema d'autore di cui si parla tanto in questi giorni. Scorsese si aggrappa con i denti a questa idea di cinema - e dopo quello che ha fatto ci mancherebbe pure che non ne avesse il diritto. Però domenica arriva una sua cosa nuova, io come al solito la guarderò con il groppo in gola e a metà mi accorgerò che la speranza messianica per ogni nuovo film non ha più senso di esistere. E' un atteggiamento che sarebbe ora di abbandonare, e la cosa purtroppo comincia a valere anche per il buon vecchio papà Martin.

2 commenti:

  1. La chicca nella classifica del buon vecchio zio martin è Mafioso di Lattuada con Alberto Sordi...

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  2. Grandissimo, non c'è altro da dire. Ha un'idea della storia del cinema che è a dir poco esaltante: come un movimento unico, una miriade di voci che lui sta sempre ad ascoltare. Mi è spiaciuto da morire perdere Lettere to Elia, dobbiamo assolutamente recuperarlo.

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