Domani uscirà da Rizzoli Ultima notte a Twisted River, undicesimo romanzo di John Irving. Un libro di cui si parla da tempo, sia perché Irving è uno dei massimi scrittori americani, sia perché pare sia ritornato ai temi, alle figure e agli intrecci delle sue opere migliori. Irving ha scritto almeno tre libri fondamentali per gli amanti della letteratura pura, quella che narra narra e lascia scorrere il tempo, come faceva Dickens, non a caso preso sempre a modello: Il mondo secondo Garp, Hotel New Hampshire e Le regole della casa del sidro. Poi ne ha scritti altri - per sempio, Preghiera per un amico, che è considerato il suo migliore ma a me non è piaciuto - e con il tempo ha forse perso un po' di smalto. Ma io provo sempre affetto per quegli artisti che a sessanta e più anni hanno ancora voglia di parlare delle proprie ossessioni, che ripresentano le loro figure come fossero amici lontani ma indispensabili.
Nelle pagine che si sono lette on line di Ultima notte a Twisted River, si intuisce che ri tornano gli orsi, le padellate in testa, i tronchi trascinati dalla corrente, i peregrinaggi nel New England, l'assurdo che si rivela tragedia e la tragedia che rivela la vita. Ovvero tutto ciò che di smagliante e commovente c'è nei libri di Irving.
Irving è un grande narratore, uno che vorresti avere in casa nelle sere d'inverno quando fuori fa freddo: ti tiene caldo, ti porta con sé e tu vuoi sempre averlo in borsa mentre lo stai leggendo. Il suo nuovo romanzo avrà 670 pagine e la sua lettura sarà come un viaggio a fianco di un maestro benevolo e ironico. Prima ancora di leggerlo, però, lo si potrà ascoltare: martedì prossimo, al Teatro Carignano di Torino, per l'unica data italiana del suo tour promozionale. Per chi potesse, ne varrà la pena.
Bellissimo Irving.
RispondiEliminaDa citare solo la frase con cui il Dottor Larch, meraviglioso medico e direttore dell'orfanotrofio St. Cloud's, dà ogni sera la
buonanotte ai piccoli ospiti della casa
"Buonanotte Principi del Maine, Re della Nuova Inghilterra".
io lo sto leggendo, e non ho ancora capito - dopo "solo" cento pagine - se è un bel libro (al di là di quello che ha scritto d'orrico, che è un po' sempre sopra le righe, ma sugli americani ci prende più sì che no). andamento lento, per ora. ma, come sempre, personaggi subito memorabili. luca
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