Avevo detto che mi sarei aspettato di tutto. E ora che so cosa ci aspetterà, posso dirlo: grandioso. The Age of Adz di Sufjen Stevens (in streaming qui), il suo nuovo album vero e proprio a cinque anni da Illinoise, che viene subito dopo quel capolavoro inspiegabilmente definito un EP di All Delighted People, è un lavoro grandioso. Come sempre, fare considerazioni a caldo è impossibile, per cui mi limito a usare l'aggettivo più immediato per un lavoro che sembra tanto ambizioso quanto, paradossalmente, sobrio, o meglio indipendente, solo lungo una strada sconosciuta e non ancora del tutto definita. A un primo ascolto direi che non sembra emozionante come altre volte, che in certi pezzi cazzeggia fin troppo e in altri è acerbo: ma questo è un lavoro nuovo che magari si definirà tra due o tre album (sempre che nel frattempo non cambi di nuovo). Di certo, Sufjan ha messo da parte banjo e chitarre soavi per concentrarsi su elettronica e orchestrazioni maestose: in tutto questo, però (e davvero non so come ci riesca, è l'unico al mondo), non perde nulla delle radici folk e dylaniane che da sempre lo contraddistinguono.
Sufjan è incredibile, è la risposta a tutti i possibili dubbi sulla riproducibilità dell'indie rock: un mese fa era un connubio illogico tra minalismo e massimalismo, ora (ma l'album va ascoltato e assimilato) sembra gli Animal Collective con in più quel substrato malinconico e spudoratamente lirico che, ora lo sappiamo, non perderà mai.
L'album, che uscirà ufficialmente il 12 ottobre, lo si può ascoltare in streaming qui, dove se ne può leggere anche una recensione piuttosto favorevole. Molti fan hanno già storto il naso, gridato al reato di lesa maestà (dunque un suicidio) o dichiarato che Sufjan si fa di acidi: ma davvero abbiamo voglia di ascoltare sempre le stesse cose, anche da chi non ci stancherebbe mai? Che piaccia o no in generale, che soddisfi o no la sua svolta elettronica (come per Gabriel quella orchestrale), uno come Sufjan Stevens non è attaccabile da nessuna parte: è un fottuto genio che ogni volta rilancia. Punto.
Grazie, anche questa volta.
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