Tempi buoni per la letteratura americana. Dopo la traduzione del primo romanzo di Haslett, Union Atlantic, da poche settimane è uscito Uomini si diventa di Michael Chabon. Chabon è uno di quegli scrittori fighetti della costa est che vanno di moda da un po' di anni: bello e colto, gli piace mischiare l'alto e il basso, il fumetto e il romanzo di formazione, Superman e Isaac Singer, uno che, per intenderci, ha vinto il Pulitzer con un romanzone come Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay e poi ha scritto la sceneggiatura di Spider Man 2.
I suoi romanzi sono opere d'autore che affrontano ironicamente la narrativa di genere, esercizi di stile ai quali, però, riesce sempre di essere qualcosa in più, come delle riflessioni sulla pop art condotte da una penna sopraffina. L'ultimo lavoro, Il sindacato dei poliziotti yiddish, senza essere un capolavoro, era così, ottimo per i giallisti ma anche per chi alla letteratura americana chiede un mondo di dissilusione, malinconia e cazzeggio. Wonder Boys, dopottutto, era tutte queste cose messe insieme, un'antologia sul senso del ridicolo che ogni scrittore si trova ad affrontare.
Ora Chabon si è cimentato con l'autobiografia e ha scritto una specie di promemoria per diventare padri, un'opera rivolta al passato per tollerare l'ansia del futuro: dalle pagine traspare la tipica protervia del privilegiato, ma pure quel legame con la memoria e quella sensazione di essere sempre e comunque figi negletti, rifiutati, che a mio parere, da Augie March in poi, sono i due grandi temi della letteratura americana.
Poi oggi ho saputo dal sito della bravissima traduttrice Silvia Pareschi che sono in uscita due bei romanzoni tutti da leggere: Homer & Langley di E.L. Doctorow e Freedom di Jonathan Franzen. Ottimi tempi per la letteratura americana.
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