venerdì 28 maggio 2010

Piccoli gioielli, grosse delusioni

Le uscite significative della settimana sono due: Le quattro volte di Michelangelo Frammartino e The Road di John Hillcoat. Del primo ho già parlato da Cannes, ma siccome la sua distribuzione in sala è una specie di evento, vale la pena invitare ancora ad andarlo a vedere. Frammartino ha fatto un film magico sul passare del tempo e delle stagioni, un’opera neorealista illuminata dallo spirito buffone di Tati. Il suo è un mondo fuori dal tempo, ma dentro la storia degli uomini, tra la fatica del lavoro, la realtà della morte e il mistero della natura. Un paese che non si racconta più, ma che esisterà sempre. Un gioiello, insomma.


The Road, invece, è la classica montagna che partorisce il topolino. Del romanzo di McCarthy si possono dite tante cose, che è uno dei più grandi degli ultimi anni, come ad esempio fa Nathan Englander, o che è il capriccio in gran stile di un vecchio scrittore: io sono più del primo parere, ma è pur vero che la storia della fine del mondo è risaputa (e comunque McCarthy, per quanto grande, è un po' sopravvalutato).

Il problema del film è proprio questo: si adatta troppo alla storia, non ne supera la cornice, e non trova uno stile adeguato per rendere la commozione del rapporto tra il padre e il figlio, che poi è la cosa stupefacente del romanzo. Per cui diventa un drammone elegante e leccato, tutto movimenti di macchina avvolgenti e musica sussurrata. L'hanno scritta Nick Cave e Warren Ellis, come per il precedente film di Hillcoat, La proposta, che era decisamente meglio di questo progetto ambizioso eppure abortito.

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