Da domani prenderà il via il Festival di Cannes, di cui si è già parlato con poco entusiasmo
qui. Le cattive premesse della vigilia sono aumentate dopo le
aggiunte al programma di altri due registi da tempo senza più risorse:
Woody Allen e
Ken Loach. Vedremo, insomma, se il Festival dei nomi fiacchi sarà peggio o meglio di quello dei nomi cool o se proprio per l'assenza di un concorso esaltante saranno le altre sezioni (quelle che presentano
Xavier Dolan,
Jia Zhangke,
Lodge Kerrigan,
Cristi Puiu,
Trapero,
Frammartino,
Godard e
De Oliveira) a regalare soddisfazioni.
Da Cannes cercherò di scrivere un post al giorno sui film che vedrò: per cui se non avrete voglia di leggere la
Aspesi su
Repubblica o
Mereghetti sul
Corriere (ma Mereghetti scrive bene, per cui leggetelo), saprete dove trovare qualcosa sul Festival.
Uhm.. meglio Allen senza risorse che Mereghetti al suo top ;
RispondiEliminaTouché. Ma almeno Mereghetti sa spiegarsi e il cinema lo conosce (era soprattutto in relazione alla Aspesi).
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RispondiEliminaTouché. Ma almeno Mereghetti sa spiegarsi e il cinema lo conosce (era soprattutto in relazione alla Aspesi).
RispondiEliminaScrive bene nel senso più tecnico del termine, ma non ha (avuto) mai niente da dire se non le banalità più trite: Per me è veramente l'emblema di una critica inutile. Almeno però è un critico e in tempi in cui è la Aspesi a scrivere di cinema, accontentiamoci.
RispondiEliminaIl link, comunque, è al Corriere del sud e non della sera...
Mereghetti scrive bene giusto in senso sintattico, ché non ha (avuto) mai niente da dire non dico di illuminante, ma giusto di interessante sul cinema: per me è l'emblema di quel gusto del corretto e del buon senso comune che detesto abbastanza... Certo, almeno è un critico e in tempi in cui è la Aspesi ad avere la prima parola sul cinema sul secondo quotidiano nazionale, accontentiamoci...
RispondiEliminaIl link al corriere è a quello del sud e non della sera...
Ah... grazie della segnalazione.
RispondiEliminaAnarene liberaci dal male, luogo di riflessione passionale. Qui si smonta il meccanismo dopo averlo ammirato o subìto. La differenza forse sta nell'ostinazione con cui si racconta il cinema come processo, organismo in divenire, la critica mainstream spesso ci parla di squali morti.
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