martedì 20 aprile 2010

La voce potente di una donna

"Ritengo che la letteratura americana, dal dopoguerra a oggi, sia stata la più importante del mondo, con autori come Faulkner, Hemingway e Bellow. E anche ai nostri giorni abbiamo scrittori di prim’ordine come Don DeLillo, E. L. Doctorow, Cynthia Ozick, Joyce Carol Oates e Toni Morrison. Mi sento in compagnia di colleghi eccellenti”. A parlare è Philip Roth in un'intervista che trovate qui. Così adesso, oltre a essergli debitore per un sacco di cose, lo sono anche per avermi fatto scoprire Toni Morrison, che nonostante il Nobel non conoscevo affatto. E Toni Morrison, nonostante il Nobel, è una scrittrice straordinaria.

La sua scrittura è un vortice, una spirale di frasi e parole che si ricollegano all'unica realtà che conta: l'anima femminile del mondo. Da uomo non credo di poter capire, del libro che ho letto qualche tempo fa, Amore, non riuscivo a cogliere le ragioni del sentimento dei suoi personaggi femminili. Coglievo però la presenza di una dimensione altra, a me sconosciuta. E penso che la scrittura debba proprio fare questo: ricollegarsi a un universo che non conosciamo, ma che ci sembra familiare. Le frasi di Toni Morrison sono costruite e talvolta artificiose, ma basta lasciarle lavorare, basta aspettare che le parole si incastrino fra loro per sentire la voce potente, dolorosa, anche rabbiosa e comunque profondamente americana, di una donna che porta dentro di sé il peso di secoli di schiavitù.
Quando avrò finito di leggere il suo capolavo, Amatissima, magari tornerò a scriverne. Nel frattempo posso dire che il film tratto dal libro, Beloved, è il migliore di Jonathan Demme ed è un quasi capolavoro. Per ragioni a me sconosciute in Italia non uscì mai e tutt'ora lo si può trovare solo all'estero.

9 commenti:

  1. Toni Morrison è stata la mia più grande scoperta del 2010. La sua scrittura è talmente evocatrice da lasciare poco spazio all'immaginazione e davvero pochissime parole al commento. L'immersione è l'unica maniera di affrontarla. I rari momenti in cui si trova a dire cose quotidiane (lui disse, vide, ...) quasi non ci si può credere!
    Amatissima è un libro meraviglioso.
    Cri

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  2. mi permetto di dissentire dal venerabile Roth.
    affermare che la letteratura americana (tra l'altro intendendo statunitense) sia stata la più importante del mondo) è una frase un po' spocchiosa e superficiale. la lett USA è stata la più influente, la più stampata, la più diffusa all'estero causa modello dominante USA.
    io adoro gli scrittori USA, ma non sopporto questa visione egocentrica, specie da chi come Roth dovrebbe mostrare un po' di apertura.
    senza andare troppo lontano, penso che Calvino o Pavese non abbiano niente da invidiare agli scrittori USA, o autori come Hrabal o Gombrowitch, Kundera, Cortazar, Borges, Sartre, Camus...

    Semmai: OGGI sono la letteratura più impo, ma non perché manchino gli scrittori all'estero, ma per quell'egemonia culturale che anziché diminuire sembra estendersi (v. cinema, ecc).

    poi non so, magari Roth intendeva altro, ma mi ha fatto innervosire.

    con affetto incondizionato e stima immutata (anche per Roth).

    Gian dei Mori


    www.giantropomorfo.splinder.com

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Dunque... In difesa di Roth potrei dire che la sua è la risposta a una domanda "sulla presunta insularità della cultura americana" (in relazione a una frase del diretto del Nobel), quindi in un certo senso la sua difesa della letteratura americana è giustificata dall'attacco di uguale entità dell'Accademia di Stoccolma (e credo che a Roth gli giro un po' il cazzo, visto che sono anni che dovrebbe vincere e invece...).
    Per il resto hai ragione, le frasi perentorie fanno sempre ingiustizia e figuriamoci se Roth non pensa che la gente che hai citato tu non sia tra i grandissimi del '900 (tra l'altro lo scrittore dello Scrittore fantasma è modellato su Kundera e Malamud).
    Però sul fatto che la letteratura nord-americana sia importante solo perché figlia dell'egemonia cultrurale ed economica degli Stati Uniti, non sono troppo d'accordo. Non è il cinema, la letteratura, e le parole, a differenza delle immagini, hanno la stessa pregnanza se dette da un americano o da un brasiliano. O forse la letteratura nord-americana è la più importante proprio perché figlia dell'egemonia culturale, malgrado l'egemonia culturale. Credo infatti che, da Bellow in poi, sia l'unica in grado di porsi come sguardo veramente autentico sulla modernità e quindi finisca inevitabilmente per rappresentarci. Parlo della tradizione romanzesca, non di quella poetica o mitica. In questa cosa che ha inventato, cioè il romanzo, cioè la storia individuale dell'io nel mondo, la cultura occidentale rimane imbattibile. E l'America, volenti o nolenti, è l'avanguardia della cultura occidentale.
    Vabbe', ne ripareleremo...

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  5. uh, è un discorso trooooppo lungo anche per un blog senza limiti di caratteri...
    certo, è vero, il romanzo nasce in Europa, cresce in Europa, e nel Novecento esplode in mille direzioni e gli USA ne sono il centro. il problema è che noi comunque inevitabilm ragioniamo in termini occidentali, per cui conosciamo poco o niente delle altre culture, e quel che ci arriva è già spesso filtrato dal gusto editoriale euroamericano.
    ecco perché dico che è un discorso monco, perché ci mancano alcuni termini. detto questo, non intendevo dire che l'arte americana (vale anche per le arti figurative, vedi prime avanguardie euro e seconde americaneUSA) sia una brutta copia, né posso negare la sua capacità di stare al passo. posso dire che è un Paese, nel bene e nel male, che sa fare autocritica molto più in fretta, e il dissenso spesso viene prodotto e consumato (uso queste parole non a caso) tanto quanto il pensiero dominante. è una cultura, quella USA, più veloce e reattiva, quindi sicuramente più rapida anche a cogliere il nuovo, il senso del tempo e del contemporaneo. noi siamo sempre "indietro", mentre il Rinascimento era sempre "avanti".
    detto questo, penso che si potrà fare un'ottima chiacchiera su questo, dato che partiamo da due punti di vista simili ma non troppo, che è forse la posizione più difficile per dibattere, perché si tende poi ad avvicinarsi e a livellare le posizioni, mentre quando due visioni sono diametralmente opposto lo scontro dialettico è più visibile, ma forse non porta a niente...

    au revoir :)
    g


    www.giantropomorfo.splinder.com

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  6. Bravo, mi hai fatto venire voglia di leggerla.
    Il film di Demme mi è piaciuto tantissimo. Uno dei migliori film di fantasmi visti negli ultimi anni (e ne ho visti, ah se ne ho visti).
    p.s.: Concordo sul fatto che l'America, volenti o nolenti, sia l'avanguardia della cultura occidentale.

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  7. A parte il fatto che si potrebbero compilare interi volumi su una questione come questo, secondo me è il fatto è che l'Europa ha già detto tutto quello che doveva o poteva dire, gli usa, più giovani ci sono arrivati con un secolo di ritardo. Nessuno ha più scritto niente di assolutamente paragonabile per modernità, complessità o (più semplicemente) bellezza di Tolstoj o Dostoevskij (forse più il primo del secondo). Poi, quando la letteratura usa era poca cosa, nel vecchio continente c'era gente come Kafka, Celine, Thomas Mann, Joyce, Proust, Broch, Musil etc. va bene la passione per Roth (in tempi come questi, già se sai scrivere correttamente, sei subito acclamato come un genio), ma insomma... g

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  8. Hai ragione sulle ragione della superiorità americana, ma non vedo perché bisogna sempre fare paragoni. Su Roth penso che in questo momento lui stia scontando il fatto di essere diventato un prodotto culturale e quindi inattaccabile. Lo so che non sei d'accordo, ma a McCarthy succede la stessa cosa. Roth però era grande anche prima, quando scriveva Operazione Shylock o Il teatro di Sabbath (l'hai mai sentito citare da quelli che adesso ne cantano le lodi?), mentre chi se ne appropriato in ritardo parla solo dei suoi ultimi libri che, Indignazione a parte, sono inferiori a quello che scriveva dieci o venti anni fa.
    Non vedo perché paragonarlo a Joyce o Proust: mica ci mettiamo qui a dire che Dylan è meglio di Beethoven...

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  9. Touché... era solo per mettere le cose in un'altra prospettiva. Sono anch'io convinto che oggi la letteratura parla quasi solo americano, ma ciò non vuol dire che sia grande letteratura. Accontentiamoci quindi di Roth e il buon vecchio McCarthy...g

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