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domenica 28 agosto 2011

Misterios de Lisboa

Qualche giorno fa è morto Raul Ruiz, regista d'origine cilena rifugiatosi in Francia dopo il golpe di Pinochet e diventato uno dei massimi autori del cinema europeo. Il suo cinema era molto noto a cinefili e festivalieri, un po' meno a tutti gli altri, tant'è che quotidiani e siti d'informazione non hanno nemmeno dato la notizia della sua scomparsa, mentre su Facebook - naturalmente tra chi ha amici cinefili - si è celebrato il classico necrologio di frammenti di YouTube, icone personali sostituite con la faccia rubiconda di Ruiz e link ad articoli di giornali francesi. Ruiz, che girava un film all'anno e nel frattempo faceva una miriade di altre cose, tra cui insegnare non so cosa all'università di Aberdeen, ha concluso la sua carriera con un film straordinario, Misterios de Lisboa, una saga per la televisione portoghese che racconta gli amori illuministi di una serie di personaggi la cui vita è segnata dal fato, dalla proibizione e dall'agnizione. Un lavoro immenso - dura più di quattro ore - e complesso, tutto giocato sul rapporto tra racconto e rappresentazione, con la parola che dà forma all'immagine e l'immagine che, attraverso un uso pressoché costante del piano sequenza, poco alla volta prende il sopravvento sulla parola e ne ribalta il senso. E' una specie di film interattivo che plasma la narrazione a piacere e conduce lo spettatore in un universo di libertà interpretativa.