Le altre visioni del weekend, per chi avesse tempo e voglia di andare al cinema e farsi consigliare da questo blog, prevedono un altro film francese uscito da poco nelle sale. Si chama L'illusioniste, l'ha diretto Sylvain Chomet, lo stesso regista di Appuntamento a Belleville, e probabilmente lo si troverà solo nelle grandi città: un vero peccato, perché si tratta di un film d'animazione gentile e delicato, un omaggio al cinema di Tati che prende una sua vecchia sceneggiatura irrealizzata, la riadatta allo stile pittorico e alle atmosfere passatiste del disegnatore francese e ne ricava un film sull'assurdità dei sogni e l'inesistenza della magia. L'aspetto è quello di una cartolina illustrata ad acquerello, la fragilità dello sguardo pure, con i colori sfumati, le linee sicure ma un po' sbilenche e un senso del grottesco che minaccia ma non sovrasta la malinconia dell'insieme. Tati è presente nella figura del protagonista, un illusionista sulla via del tramonto che lo ricorda fisicamente, e un po' meno nelle gag, che giustamente Chomet non se la sente di rifare e sceglie perciò di omaggiare direttamente, attraverso cioè le immagini del vero Tati, quando il protagonista entra in un cinema dove si proietta Mio zio e di fatto si trova a specchiarsi con lo schermo.