giovedì 19 luglio 2012

The Newsroom

Mi fa un po' sorridere il modo in cui parecchia gente su internet, soprattutto i blogger che da anni seguono le serie tv, quelli che dentro di sé lo sanno che le serie tv le hanno inventate loro, ché quando guardavano West Wing loro già si esaltavano e gli altri invece pensavano solamente fosse l'ennesima cagata in onda su Rete 4, in questi giorni l'ha presa malissimo che The Newsroom, la nuova serie ideata e scritta da Aaron Sorkin (che è il tizio qui a fianco), in onda negli Stati Uniti da qualche settimana, non sia esattamente un capolavoro. Per loro sfortuna, The Newsroom è stato stroncato da ogni giornale americano e su quelli italiani, i cui giornalisti la serie la vedono scaricata da internet, ma non lo dicono, anche Dipollina di Repubblica lo ha definito un "disastro". E pensare che Sorkin, che è l'autore proprio di West Wing e soprattutto lo sceneggiatore premio Oscar di The Social Network, è uno di quei nomi che oggi fa tanto figo conoscere, forse l'unico sceneggiatore noto anche al grande pubblico, specie quello che guarda le serie tv, per l'appunto, intellettuali pop che al cinema, se ci vanno, ci vanno per vedere i film sui supereroi, mentre gli altri un po' meno, quasi mai anzi, perché i film oramai sono fuori tempo, sono lunghi e vecchi, mentre le serie sono belle e rendono belli, ci dicono chi siamo dove andiamo e perché andiamo, oltre a creare tanto affetto e amore per i personaggi. Sorkin, insomma, è l'ultimo grande autore di Hollywood. Addirittura c'è chi ne cita solamente il nome ("si fa Sorkin", come dice uno dei pezzi linkati qui sotto) e dà per scontato che si sappia cosa si intende (una cosa del tipo: gente importante che parla in modo arguto di politica o giornalismo o denaro o potere o tutte queste cose insieme). Una volta, poi, mentre ero in fila a Venezia, sentii usare l'espressione "Sorkin" come modello di scrittura per il cinema: "quel film è Sorkin girato da Pakula"... Insomma, roba grossa. E se Sorkin toppa, a qualcuno fa un po' male. E quindi giù a scrivere del pilot come se fosse l'evento dell'anno, giù a cercare di giustificarsi se la serie piace, giù a dire che no, proprio non va, questa volta Sorkin ha deluso... Ebbene, alla fine l'ho visto pure io The Newsroom, le prime due puntate almeno, e senza essere un fan di Sorkin, anzi ammettendo che prima di The Social Network nemmeno ne conoscevo (colpevolmente) l'esistenza, devo dire che non è poi così male come la raccontano.

L'inizio, per intenderci, la prima scena della puntata pilota, è roba da urlo: c'è un giornalista televisivo molto famoso, interpretato in modo fantastico da Jeff Daniels, che spara un monologo sul perché l'America non sia il più grande paese del mondo (e anche sul perché potrebbe esserlo: It's not. But it could be) che mette la pelle d'oca, fa proprio tornare la voglia di vedere film sulla gloria del giornalismo passato. Perché è proprio a questo che, almeno nelle intenzioni, serve una serie come The Newsroom: a dimostrare come il buon giornalismo sia quasi solamente una questione di buona volontà, non di strategie, di audience, di budget, di bilancini, di manuali Cencelli, di visioni a lungo raggio, di tutte le cazzate, insomma, che ci hanno propinato in questi anni i media per farci credere di lavorare nel miglior modo possibile, e non in quello più pigro e conveniente. Lo dice anche il direttore della redazione che crea il notiziario condotto dal protagonista:
Sai una cosa, giovanotto? Ai vecchi tempi, come dieci minuti fa, facevamo un grande notiziario. Sai come facevamo? Semplicemente, decidevamo di farlo.
Semplice, e vero, forse anche facile.

Per cui, pazienza se poi gran parte delle critiche a The Newsroom sono condivisibili (troppa retorica, intrecci bislacchi, musica pomposa, personaggi un po' troppo netti): passaggi come quelli citati sono illuminanti, confermano le cose belle per quello che sono, e cioè cose belle e basta, e il resto, se in mezzo ha pure un po' di comicità e un ritmo indiavolato da slapstick, può andare più che bene. In fondo siamo parlando dello sceneggiatore di Codice d'onore e La guerra di Charlie Wilson, mica di Scorsese.

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