Einaudi sta poco alla volta ristampando i libri più importanti di Martin Amis, dopo che per anni alcuni erano rintracciabili solo in librerie di reminders, in biblioteche particolarmente fornite o grazie a inattese botte di culo. E dopo London Fields e soprattutto dopo il capolavoro La freccia del tempo, tra un mese uscirà Money, il primo libro importante scritto nel 1984 dall'autore dell'Informazione, un pamphlet grottesco e un po' volgare sul delirio superomistico di un produttore cinematografico di metà anni '80, perso tra Londra, New York, l'alcol, gli hotel di lusso, i sexy shop di Times Square e la figa. Molto probabilmente a suo tempo sembrò un libro eccessivo e artificioso, scritto con una lingua iperbolica e volutamente incomprensibile (a me piace Amis, forse si è capito, ma l'abitudine alla Pynchon di dare nomi simbolici ai suoi personaggi rompe un po' le palle: qui il protagonista si chiama John Self...). Letto oggi, però, una volta fatto il callo al piacevole fumo negli occhi che Amis lancia al suo lettore, acquista valore in quanto romanzo piuttosto profetico non sugli anni '80, ma sui tempi che viviamo: per l'ironia sul mondo del cinema, certo, e pure per la presa per il culo dell'asse New York-Londra in quanto moderna via della seta, piena di divismo, puttane e magnaccia; ma soprattutto per l'idea di un mondo di individui e destini costruiti sul vuoto, con il denaro che fa guadagnare altro denaro speculando sul nulla e maschere da film dell'orrore che una volta tolte rivelano volti sfigurati, senza lineamenti.
PS: mentre cercavo la foto da mettere, ho anche scoperto che due anni fa la BBC ha tratto da Money un film per la televisione, con Nick Frost - l'attore grasso e pacioso di Paul - nella parte di John Self. Ora vedo di recuperarlo.
Nessun commento:
Posta un commento